(C.Bott.) Quasi l’avesse… chiamato. Nel suo
intervento pubblicato ieri in merito alla nuova denominazione attribuita a
quello che un tempo era il ministero della Pubblica istruzione, ora ministero
dell’Istruzione e del merito, Adriana Lafranconi auspicava che il nuovo titolare
del dicastero, il docente ordinario di diritto romano Giuseppe Valditara, chiarisse
le ragioni che avevano portato alla scelta del nuovo nome “con chiare ed
essenziali parole - specificava la ex docente mandellese - capaci di attivare
un dibattito consapevole”.
Nelle
stesse ore in una nota di agenzia si leggeva che il ministro ha specificato che
“il valore dell’istruzione, a partire dal rispetto per i docenti, è al centro
del mio impegno, che porterò avanti in un ascolto costante e in un confronto
costruttivo con i protagonisti del sistema che la scuola la vivono tutti i
giorni, nell’esclusivo interesse degli studenti e delle loro famiglie”. “E’
su questi presupposti - ha aggiunto - che lavoreremo per una scuola che torni a
essere un vero ascensore sociale e che non lasci indietro nessuno”.
Nello
specifico della nuova denominazione Valditara ha detto: “Il merito, che il
governo ha voluto aggiungere nella denominazione del ministero dell’Istruzione,
è anzitutto un valore costituzionale, chiaramente affermato e declinato dall’articolo
34 della Costituzione. La scuola è l’infrastruttura più importante del Paese. Deve,
in primo luogo, saper individuare, valorizzare e far emergere i talenti e le
capacità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di partenza, perché
ciascun giovane possa avere un’opportunità nel proprio futuro”.
“Favorire
il merito - ha specificato sempre il ministro - significa dare alle scuole
infrastrutture e dotazioni di qualità, valorizzare gli operatori scolastici,
sintonizzarsi con il mondo del lavoro, agire sulle competenze e fornire gli
strumenti per sviluppare un percorso di crescita individuale e collettivo”.
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