Simonetta
Carizzoni, presidente dell’Archivio comunale della memoria locale di Mandello
Lario, ricorda con questa testimonianza Adriana Pasut vedova Maggi:
Sorpresa,
fastidio e dolore mi hanno colto alla notizia che Adriana Pasut se n’è andata.
Ci lascia soli la donna sempre presente alle iniziative del 25 Aprile e a
quelle in ricordo dei caduti, in particolare a Fiumelatte di Varenna, quando
con il marito Nando Maggi ricordava l’uccisione di suo fratello Domenico, l’8
gennaio 1945.
Una
donna che credeva nella libertà e nella giustizia, impegnata nel trasmettere ai
giovani questi valori. Ricordo ancora l’incontro dei sei ragazzi dell’istituto
“Alessandro Volta” che facevano parte del gruppo di “ricerca sul campo”.
La
intervistarono nel gennaio 2006 in uno dei laboratori degli “itinerari della
memoria”, che allora muovevano i primi passi e oggi sono un itinerario
didattico-turistico non soltanto a Mandello. Erano
attentissimi, prendevano appunti e facevano domande perché un testimone che
racconta vale più di tante pagine di un libro di storia.
Diceva loro che suo
fratello Domenico era diventato partigiano dopo l’8 settembre 1943, spinto
dalla voglia di libertà dopo anni di dittatura fascista. Era andato in montagna
in Valsassina e si era poi aggregato alla 55.ma brigata Rosselli.
La
preziosa testimonianza di Adriana è entrata a far parte del libro,
pubblicato dall’Archivio comunale della memoria locale nel 2015, Donne e
Resistenza a Mandello.
Come
raccontava nell’intervista, negli anni 1943-45 Adriana ha messo a rischio la sua
stessa vita, per portare aiuto ai partigiani. “La mia era una famiglia antifascista convinta -
diceva - e i familiari dei partigiani correvano il rischio di essere presi e
fucilati o portati in Germania. Quando
mio fratello era a Introzzo, io prendevo
il treno fino a Dervio, scendevo, mi facevo la mulattiera a piedi, con una
valigia. Gli portavo vestiti, da mangiare e soldi per tirare avanti”.
“Poi nel ’44 - aggiungeva - non ho più potuto
perché non sapevo dove erano nascosti. Durante un rastrellamento in Valvarrone ho dovuto scappare velocemente giù
per la discesa nel fondovalle, mi sono nascosta dietro un grande castagno e ho
sentito i fischi dei proiettili a breve
distanza, di qua e di là dalle piante. Facevano rotolare giù le forme di
formaggio e rubavano la biancheria della dote delle ragazze”.
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