Hermann Buhl (1924-1957). |
“Immagimondo”, il festival di viaggi, luoghi e culture organizzato dall’associazione “Les Cultures” di Lecco, approda a Mandello Lario, dove venerdì 30 settembre alle ore 21 al teatro comunale “Fabrizio De André” (ingresso gratuito) verrà proiettato il film-documentario La bicicletta e il Badile di Alberto Valtellina e Maurizio Panseri, che saranno presenti in sala.
Il documentario è stato realizzato con il contributo del Centro di cinematografia e cineteca del Cai centrale e il sostegno del Comune di Tirano.
Venerdì 4 luglio 1952, Hermann Buhl, che sarà conosciuto in seguito come un grandissimo alpinista (tra le numerose salite effettuate sono celebri la prima ascensione al Nanga Parbat e al Broad Peak), lascia Innsbruck in bicicletta, risale la valle dell’Inn e dopo 150 chilometri giunge alla base della parete Nord-est del Pizzo Badile, la sale in solitaria attraverso la via Cassin, poi scende, riprende la bicicletta e torna verso casa così da poter essere al lavoro il lunedì mattina.
Un’impresa celebre, raccontata in poche pagine nel libro autobiografico E’ buio sul ghiacciaio.
Estate 2021. Maurizio Panseri e Marco Cardullo decidono che non ha più senso spostarsi in automobile, soprattutto per andare in montagna, e decidono di ripercorrere l’itinerario ciclistico e alpinistico di Hermann Buhl. Per lui la bicicletta era una necessità e il mezzo che aveva a disposizione per compiere l’impresa, per Panseri e Cardullo sarà il mezzo per ripensare lo sport in modo sostenibile. Il loro viaggio si offre quale cornice per incontri con persone che hanno legato il loro nome al Badile.
Ma chi era Hermann Buhl? Considerato uno tra i più grandi alpinisti di tutti i tempi, nel 1953 partecipò alla spedizione austro-tedesca al Nanga Parbat, effettuandone la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo a partire dall’ultimo campo, unico caso tra le prime assolute di un “ottomila”.
In 40 ore Buhl percorse in solitaria una via non soltanto di grande dislivello, ma anche di notevole sviluppo di lunghezza. Sorpreso dall’oscurità all’inizio della discesa, in parete e senza la possibilità di cercare un luogo più idoneo per bivaccare, dovette trascorrere la notte in piedi appoggiato alla parete e privo di sacco da bivacco, a una quota di circa 8.000 metri.
La sua è considerata una tra le più grandi imprese della storia dell’alpinismo. Buhl riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali gli furono amputate due dita del piede destro.
Nel 1957 effettuò la prima ascensione, sempre senza ossigeno, del Broad Peak (8.047 metri, nel Karakorum) diventando così il primo salitore di due “ottomila”.
Morì a soli 33 anni mentre saliva il Cogholisa, sempre nel Karakorum, a causa del crollo di una cornice nevosa e il suo corpo non venne mai ritrovato.
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