“Il problema della casa per i nostri assistiti extracomunitari si è acuito ulteriormente. Ora anche coloro che sono in possesso di un reddito da lavoro a tempo indeterminato si scontrano con la diffidenza di chi privilegia affittuari italiani”
(C.Bott.) “Il 2021 è stato il secondo anno di pandemia da Covid-19. Un anno segnato dal successo dei vaccini, che hanno contenuto in modo significativo il numero dei morti, ma anche dallo sviluppo di varianti sempre più contagiose. La pandemia ha toccato le vite, le esperienze, i sentimenti di ciascuno, ha portato a un incremento delle disuguaglianze”.
Si apre così, con un esplicito riferimento alla situazione che ha di fatto condizionato a ogni latitudine gli ultimi due anni, la relazione del Centro di ascolto Caritas “Don Gianni Gatti” del Vicariato di Mandello Lario riferita al 2021, che così prosegue: “Le categorie più penalizzate dalle sue conseguenze sono quelle che già erano in difficoltà prima dell’emergenza sanitaria. Si sono acuite le disuguaglianze economiche e sociali, razziali e di genere. Le misure di sostegno al reddito, al lavoro e alle famiglie emanate dal Governo già dal 2020 hanno contribuito ad attenuare gli impatti della crisi, ma non hanno permesso a tutte le persone in difficoltà di accedervi”.
Quindi un cenno ai cittadini più fragili (“fanno ancora i conti con gravi difficoltà”) e al persistere dei problemi occupazionali (“non sempre legati alla mancanza di opportunità ma anche alla carenza di strumenti idonei per coglierle”) che generano l’impossibilità di far fronte alle spese basilari: alimenti, bollette luce e gas, affitto, spese condominiali.
In questo scenario hanno chiesto aiuto al Centro di ascolto - in attività dal 1996 - 67 persone, il 40,30% delle quali straniere. Tra gli assistiti il 43,48% è disoccupato, il 31,34% chiede beni materiali e servizi, il 61,19% lavoro, altri ancora un alloggio.
“Da un’analisi delle storie delle persone aiutate - continua la relazione del Cda - emerge che non sono riusciti ad agganciare la ripresa soprattutto i lavoratori dei settori che nella nostra zona sono stati colpiti maggiormente dalla crisi, ossia quelli della ristorazione e dell’alberghiero. Camerieri, lavapiatti, addetti alle pulizie, con la fine del lockdown hanno ripreso a lavorare ma a orari ridotti, con una conseguente diminuzione del salario, tale da non garantire più livelli di reddito sufficienti. Inoltre continuano a rimanere in uno stato di grave bisogno i lavoratori saltuari e irregolari, che galleggiavano aggrappandosi alle opportunità offerte dal lavoro sommerso”.
Viene poi ricordato che anche nel 2021 l’accesso ai colloqui è avvenuto per appuntamento, sia per rispettare le norme che richiedono il rispetto del distanziamento sia perché era stato verificato che tale modalità migliora la qualità dei colloqui.
“Vista la disponibilità del coordinatore e di due volontarie - si specifica - si è deciso di accogliere le persone tutti i giorni della settimana per evitare attese troppo lunghe. Il Centro ha effettuato 147 colloqui, tutti in presenza. Benché numericamente inferiori a quelli dell'anno precedente, i colloqui hanno richiesto un impegno importante in quanto le problematiche esposte si sono rivelate così pesanti da necessitare di tempi più distesi. In questo modo si è lasciato spazio allo sfogo delle sofferenze causate dalle accresciute difficoltà economiche, vissute da molti come insuperabili, e dalla frustrazione di non riuscire a soddisfare compiutamente le necessità dei figli”.
Non manca, nella relazione del Centro di ascolto della Caritas, la considerazione secondo cui “la pandemia ha indotto in tutti un profondo senso di smarrimento e di paura”. Così “spesso dai colloqui sono emersi segni di disagio psicologico e di problemi connessi alla “solitudine”. Le forme depressive latenti si sono acuite. In un caso le volontarie, avendo intuito una grave sofferenza, hanno messo in contatto l’assistito con il Consultorio familiare di Lecco per valutare l’eventuale necessità di un trattamento specialistico”.
Quindi l’ammissione che “l’ascolto attento, approfondito e partecipato si è rivelato uno strumento di aiuto valido per rinfrancare la persona, attivarne i talenti e indicare le risorse presenti sul territorio in grado di aiutarla”.
Lo stabile in piazza della Vittoria a Mandello dove ha sede il Centro di ascolto della Caritas.
Per quanto ha riguardato gli interventi economici attuati per dare una prima risposta ai casi di emergenza in attesa che si attivasse la rete di aiuti dello Stato si è utilizzato il fondo della comunità pastorale di Mandello, creatosi a seguito della raccolta fondi “Emergenza Covid-19”. “Con tale fondo - spiega il Cda - abbiamo dato sostegno anche a tutte quelle famiglie in difficoltà la cui situazione reddituale non rientrava nei requisiti previsti dai bandi comunali o regionali”.
Oltre agli interventi per affitti, utenze e farmaci, alla consegna di buoni spesa da utilizzare nei supermercati locali, con il progetto “Tu studi, io ti aiuto” il Centro di ascolto ha contribuito alle spese scolastiche dei figli degli assistiti.
“Abbiamo poi rilevato che il problema “casa” per i nostri assistiti extracomunitari si è acuito ulteriormente - si legge sempre nella relazione - Mentre in passato infatti era legato soprattutto alla difficoltà di far fronte con regolarità alla spesa per l’affitto, ora anche coloro che sono in possesso di un reddito da lavoro a tempo indeterminato si scontrano con la diffidenza di chi, forse a causa della differente etnìa, cultura e tradizioni, privilegia affittuari italiani. Ci proponiamo nei prossimi mesi di sollecitare la comunità a dimostrare che accoglienza e inclusione non sono soltanto parole e dunque a dare in locazione, con fiducia, abitazioni che consentano a queste famiglie una sistemazione dignitosa e rispettosa delle esigenze di ciascuno”.
Infine una considerazione: “La complessità dell’essere in ascolto di persone che vivono uno stato di disagio ci porta ancora una volta a ritenere indispensabile un’esperienza di formazione continua, con una proposta che comprenda sia gli aspetti tecnici sia socio-economici e culturali, ma anche quelli di impronta strettamente spirituale”.
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