Altri appunti, altre pagine sulla storia dei giardini pubblici di Mandello Lario. La stesura si deve come sempre a Luciano Rossi.
Ancora qualche dettaglio piccolo piccolo sui giardini. Il primo è il vespasiano, anche lui segno di un’epoca. Era in bella vista, nonostante una parziale copertura con una siepe, nel vialetto parallelo a quello d’ingresso alla darsena Falck, verso il cannone.
Diciamo la verità, aveva le sue controindicazioni, ma pare sia sopravvissuto fino a metà anni Novanta e non ci risulta che nessuno l’abbia mai fotografato.
Il secondo oggetto era forse ancora più insolito per dei giardini. Si trattava di una bilancia pesapersone, collocata per breve tempo dopo il ‘70 nel vialetto centrale, addossata a un albero poco oltre l’ingresso. Siamo in pieno boom e quella era una invenzione recente per rispondere, introducendo la monetina, a qualche preoccupazione per la propria dieta.
Infine i vasi, pilastrini e statue in arenaria, che troviamo sparsi e mezzo abbandonati qua e là. Sapete da dove provengono? Dal parco della Villa Vitali, già Torri Tarelli (forse) e già Airoldi (doppio forse), che ora è la sede del Comune. Il parco non c’è più, ma qualcuno che negli ultimi anni di guerra a Villa Vitali andava all’asilo, se lo ricorda.
Cambiamo tema. Due novità importanti di questi anni riguardano i bambini e il loro diverso ruolo nel contesto familiare e sociale. Sempre più protagonisti nelle attenzioni e nei consumi della famiglia, nuovi portatori di diritti (in questo caso al
divertimento), si apre per loro, compresi i più piccoli, un inedito spazio pubblico, quello dei giochi. Gli amministratori devono tenerne conto e le aree verdi e i giardini fanno a questo scopo.
Nel 1968 è la fabbrica Pivetta di Monza a muoversi per prima, anche questo un segno dei tempi. Scrive all’assessore allo Sport e al turismo, Nicola Stropeni, per proporgli di provare i suoi parchi-gioco “per quattro/cinque mesi senza obbligo di acquisto né di spese”. La proposta andrà in porto e a Mandello arriveranno: due giostre esagonali a 18 posti girevoli su rotaia spinte da pedali, due scivoli con scala a chiocciola, una “palestra” con torre pertica funi anelli, tre altalene trasportabili grandi e tre piccole. Per dare un esempio dei prezzi, la giostra costava 390.000 lire, lo scivolo 290.000, le altalene grandi 45.000.
Insomma i bambini, anche quelli piccoli, entrano a titolo sempre più pieno nella nostra comunità, compreso il bilancio comunale, anche se ignoriamo quali di quei giochi siano stati poi, dopo la prova, effettivamente acquistati. Sappiamo però che i rapporti con la ditta Pivetta continuarono, perché è dell’81 una liquidazione di 2.080.000 lire per varie riparazioni sulle attrezzature.
Lo spazio giochi, comunque, all’inizio non era dov’è oggi, bensì nella parte terminale dell’attuale mercato coperto. Lì c’era anche, separata da una siepe, una semplice spianata in cemento per le corse dei più grandicelli sui pattini. Ricordate? Erano quelli con le rotelle di bachelite disposte a coppie e gli agganci regolabili che stringevano sul davanti le scarpe e ancora di più i piedi. L’odierna area giochi, invece, tra i filari di tigli, era adibita il lunedì a mercato e gli altri giorni a parcheggio.
Mentre su una sponda si introducono i giochi per i bambini, sull’altra si chiude la colonia solare terapeutica. Anche qui c’entra il cambiamento delle condizioni di vita e di abitudini delle famiglie e di una colonia per soli bambini, per di più bisognosi di cure, si sente meno la necessità. Al suo posto ci sarà il lido per tutti. Quando precisamente? E la sicurezza da esondazione era un problema superato?
Per qualche anno sembra tutto tranquillo, ma nel ’59 il sindaco chiederà di nuovo “la costruzione di un muretto di difesa” per la sponda destra presso “gli impianti sportivi e lido”. Ci interessa che dica proprio così: “lido”, senza nominare la colonia. In realtà la Colonia solare “Carlo Comini” almeno di nome esiste ancora e così viene chiamata nel documento del mese seguente per l’appalto dei lavori, ma certo è arrivata al capolinea.
La “spiaggia per bagni pubblici”, che già la affiancava dal ’48, la sta completamente sostituendo. Lo conferma uno scritto del ’62 della Pro Mandello al sindaco Tagliaferri per chiedere il benestare alla “consueta riapertura del Lido, che avverrà con il 1° giugno”, assicurando che “saranno sistemate le boe di limitazione” e che il servizio sarà “conforme agli anni precedenti”.
Il sindaco risponde che una boa va collocata vicino al palo “già issato sulla parte terminale del molo recentemente crollato” e che va esposta l’ordinanza comunale “che disciplina il pubblico contegno nella zona del lido”.
Luciano Maria Rossi
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