Una foto della colonia a metà anni Cinquanta (p.g.c. Alberto De Battista).
Un’altra puntata di Luciano Rossi relativa alla ricostruzione della storia dei giardini pubblici e della zona a lago di Mandello Lario. Sono i primi anni del dopoguerra e riapre la Colonia Carlo Comini.
Il dopoguerra in Italia coincide con la rinascita. Partiti i carri armati degli americani accampati uno dietro l’altro lungo il muro Falck, oggi viale Medaglie olimpiche mandellesi, il 2 giugno 1946 si svolge il referendum per scegliere la forma di Stato e per eleggere l’assemblea costituente. Per la prima volta votano anche le donne, che contribuiscono alla vittoria della Repubblica: a Mandello con oltre il 73% dei suffragi, contro il 27% scarso alla monarchia.
Il 1° gennaio 1948 entra in vigore la nostra Costituzione. La democrazia ha finalmente i suoi princìpi e le sue forme. A noi chiede rispetto e impegno quotidiano.
Ma questo periodo iniziale è in realtà anche un tempo difficile. Restiamo in Gera. Abbiamo alcuni documenti, tutti riguardanti la colonia solare, che mettono in luce tre aspetti diversi. Il primo è proprio quello dell’impegno, dei valori, della speranza.
Avevamo anticipato che la colonia riapre nel ’47 con le Acli. Abbiamo una “relazione Colonia Carlo Comini” di fine anno che illustra bene i problemi e gli ideali dei promotori. Dice che la colonia, “per buona parte distrutta dopo il 25 aprile 1945” (dopo, non prima!), è stata riattivata e riaperta su interessamento delle Acli per quei bambini che “durante la stagione estiva passano la maggior parte della giornata sulla strada perché i loro genitori sono occupati al lavoro”. Così quell’anno sono stati assistiti in due turni, uno per i maschi e uno per le femmine, 96 bambini per un totale di 54 giorni.
Ma è la finalità educativa, in tutt’altra direzione rispetto al precedente regime, ad avere un posto privilegiato: “Nel lavoro di assistenza avemmo soprattutto di mira la solida e cristiana formazione delle coscienze. Dopo tante aberrazioni e tanti errori che portano confusione e disordine pure nel campo educativo, è più che mai necessario che ora si tenti di risalire la corrente per attingere la luce alla sorgente del vero”.
E c’è il senso profondo di un sforzo collettivo di ricostruzione nazionale, a cui ognuno deve dare il proprio anche modesto contributo, “per avere presto un’Italia nuova con un nuovo volto”. Per questo “la nostra, ci teniamo ad affermarlo, non fu la politica per sostenere questo o quel partito, ma la politica del Vangelo”. Così chiedono il rinnovo della concessione della colonia, che sarà accordata anche per gli anni seguenti.
Il clima che vi si respirava, riferiscono quelli che la frequentarono, era gioioso e sereno. La colonia era animata con vari giochi e qualche preghiera per lo più da seminaristi, tra i quali il futuro padre Mario Marazzi, che ora ha 94 anni e da più di 60 è missionario a Hong Kong, e Dante Lafranconi, che diventerà vescovo di Savona-Noli e poi di Cremona.
Don Costante Tencalli, invece, a quel tempo già sacerdote e dirigente, per far divertire i bambini amava inventare filastrocche da cantare tutti insieme. Un testimone di ottima memoria, divenuto pure lui prete, ci ha intonato al telefono la prima strofa di una di queste: “A Mandello c’è la Guzzi / e la Guzzi è una moto / quando gira fa pot-poto / per le vie della città”.
Un secondo documento sulla colonia ci mostra all’opposto la tensione sociale del periodo, che si manifesta anche in atti di teppismo. Scrive il sindaco, Anselmo Zucchi, ai carabinieri nel ’48: “Ignoti vandali hanno devastato e ancora oggi devastano sistematicamente, di notte e di giorno, gli attrezzi e i locali della Colonia solare Comini” e addirittura gli operai al lavoro hanno dovuto scacciare “due giovinastri (che essi dicono siano milanesi)” che volevano asportare una porta di legno”.
La conclusione è preoccupata: “Proprio in questi giorni il Comune sta sistemando la colonia con una spesa di centinaia di migliaia di lire e sarebbe doloroso che ancora una volta gli sforzi del Comune fossero frustrati dal vandalismo della teppaglia”.
Il terzo aspetto è quello della situazione dell’infanzia dopo la guerra e degli aiuti internazionali a suo sostegno. Il sindaco chiede alla prefettura nello stesso ’48 di poter partecipare alla somministrazione gratuita di viveri per la colonia da parte dell’UNRRA, precisando “che i bambini saranno presenti tra i più bisognosi di cure climatiche”.
L’UNRRA era appunto una di queste organizzazioni, istituita dalle Nazioni Unite alla fine del ’43 e sostenuta in massima parte dagli americani per assistere i Paesi distrutti dalla guerra. Nelle sue finalità pro-infanzia verrà poi in pratica sostituita dall’Unicef.
Anche a Mandello le condizioni di molte famiglie e dei figli dovevano essere assai critiche: su 60 bambini tra i 6 e i 12 anni che saranno ammessi alla colonia in due turni, ben 25 saranno esentati dal pagare la retta giornaliera di 50 lire. E il medico provinciale sottolinea che “debbono avere la preferenza i bambini deboli, gracili, denutriti, linfatici, oligoemici, appartenenti a famiglie non abbienti che vivono in ambienti angusti scarsi di aria e di luce”, e tutti naturalmente devono avere fatto la vaccinazione antivaiolosa, antidifterica, antitifica, come quelli della mia età sanno bene.
La colonia la vedremo andare avanti, perdendo poco a poco le caratteristiche più strettamente terapeutiche, fino a completare gli anni ’50. E tra i nomi di quanti vi ebbero responsabilità voglio citarne almeno due molto conosciuti a Mandello: la maestra Maria Stucchi e, come medico, il dottor Franco Stea.
Luciano Maria Rossi
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