Con la professoressa Carla Ferracini, scomparsa lo scorso febbraio, e con l’architetto Ugo Sacchi diede un contributo determinante all’istituzione in città del Liceo artistico “Medardo Rosso”
Angelo Bellini, pittore di livello internazionale. |
(C.Bott.) Soltanto lo scorso febbraio se n’era andata Carla Ferracini, dopo una vita dedicata all’insegnamento e alla pittura. A Lecco nessuno aveva dimenticato il suo determinante contributo all’istituzione del Liceo artistico “Medardo Rosso”, Fondamentale era stato in quella circostanza il suo apporto, al pari di quello dell’architetto Ugo Sacchi e del professor Angelo Bellini, scomparso ieri in città.
Classe 1938, originario di Redondesco, nel Mantovano, Bellini aveva frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle arti di Brera. Dopo aver collaborato come grafico e designer per prestigiosi studi di architettura di Milano, aveva insegnato per anni discipline pittoriche in licei artistici pubblici e privati.
Gli anni Sessanta lo videro imporsi nel panorama artistico con la partecipazione a importanti manifestazioni. Prese parte alla Quadriennale di Roma “La nuova generazione” e a varie Biennali. Tra le altre quelle di Milano, Gallarate e Firenze.
Allestì numerose mostre personali e collettive, oltre ad alcune rassegne d’arte, e diverse sue opere sono custodite in musei e gallerie, mentre altre appartengono a collezioni pubbliche e private.
Artista di fama e livello internazionali, da anni Angelo Bellini esponeva prevalentemente fuori dall’Italia, soprattutto in Francia, Germania e Inghilterra, ma anche oltre i confini europei, riscuotendo ogni volta lusinghieri consensi da pubblico e critica.
A cavallo tra il 2013 e il 2014, dopo una lunga assenza dal territorio lecchese, aveva esposto allo “spazioD” in quartiere Pescarenico. Le sue opere erano in prevalenza dipinti che ripercorrevano i fasti della storica arte pittorica italiana e celebravano la tradizione attraverso una tecnica assolutamente personale.
Un'opera di Angelo Bellini. |
“I dipinti esposti, così come la sua arte - era stato scritto proprio in occasione della mostra "Note d’arte" - sono un gioco di scomposizioni che fotografano la realtà trasformandola in un puzzle ove l’osservatore può ricostruire l’immagine secondo i propri schemi mentali e il suo vissuto emozionale. La continua sovrapposizione di piani prospettici dona al soggetto principale protagonista della tela una profondità quasi onirica, obbligando lo spettatore a ricostruire mentalmente il dipinto in modo assolutamente personale, imponendogli una partecipazione attiva nella rivisitazione del soggetto ritratto”.
E ancora: “Tecnicamente, i toni sfumati e i cromatismi delicati, giocati su toni prevalentemente ora freddi ora caldi, sono sempre sussurrati e mai aggressivi. Nei quadri in mostra, al centro della tela vi è sempre l’oggetto che produce musica: ora un violino, ora un mandolino, una viola o un pianoforte. Tutti gli strumenti sembrano comparire dal nulla, non sono mai retti da individui, ma sospesi nello spazio e collocati in mezzo alla natura insieme ad altri oggetti che ne completano la composizione”.
Padrone di ogni tecnica pittorica (che fosse olio su tela e tavola, acquerello, incisione o disegno) Angelo Bellini nella sua pluridecennale carriera era approdato a uno stile personalissimo assolutamente efficace capace di regalare emozioni delicate e quasi sussurrate.
A Lecco Angelo Bellini, che lascia la moglie Anna e la figlia Paola, abitava in via Movedo, in rione Bonacina.
La camera ardente è allestita presso l'ospedale "Manzoni" fino alle 16.30 di oggi.
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