02 maggio 2022

Il completamento dell’argine del Meria e i rapporti tra Comune e Guzzi sull’utilizzo del campo sportivo

La mappa del 1939 relativa all'arginatura della sponda destra del Meria.


Ecco un’altra “tappa” del cammino di ricostruzione della zona a lago di Mandello Lario curato da Luciano Rossi:

Siamo nel 1937 e alla convenzione tra il Comune e Redaelli per la cessione di due terreni in cambio della costruzione di un argine sulla sponda destra. La convenzione, dopo aver ricordato il fallimento degli analoghi accordi del ‘21, indica le benemerenze di Redaelli, che aveva provveduto nel frattempo alla costruzione di un muro d’argine di 160 metri verso il lago e a lavori di “colmatura, spianamento e piantagioni” dell’area su cui sarebbero sorte la colonia e il campo sportivo.

Di conseguenza ora gli concede un appezzamento confinante con la sua proprietà vicino al lago e un altro “a monte della stradetta dei Molini”, su cui in precedenza, prima che l’alveo cambiasse percorso raddrizzandosi, scorreva il Meria.

Inoltre Redaelli sarà esonerato dal contribuire per i due terzi alle spese per il ponte “nel caso che detto ponte dovesse essere costruito”, mentre verserà 4.000 lire come contributo per la costruzione dell’argine lungo 130 metri e “della strada attigua a l’argine stesso”.

Del progetto si riparla due anni dopo, nel ’39, quando il Genio civile chiede alcune modifiche e il podestà Bruschetti incarica l’ingegner Carizzoni di elaborarne uno nuovo, quasi scusandosi con il prefetto che non vi poteva “provvedere l’ingegner Guzzi, che ebbe a redigere il progetto principale, perché occupatissimo alle dipendenze della Moto Guzzi”. Impegni reali o scusa diplomatica dopo l’andirivieni a vuoto di tutti quegli anni? Chissà.

Comunque del progetto Carizzoni abbiamo una mappa che conferma i precedenti dettagli. Sulla sponda destra, scendendo con il Meria, vediamo infatti l’argine interrompersi poco a valle del vecchio ponte dei Mulini (probabilmente dopo gli 81 metri indicati nella Descrizione del 1858), poi c’è un tratto indifeso fino all’inizio del campo sportivo e infine di nuovo l’argine fino alla foce, a fianco del campo e della colonia.

E il tratto da arginare adesso è appunto quello intermedio che manca, e parallelamente va costruita una strada, che sarà la via al Campo sportivo, il tutto per una spesa di 29.505 lire.

La mappa è invece più problematica sulla sponda sinistra, con quelle due linee scure, evidentemente argini, che ci lasciano perplessi: una con andamento spezzato nella proprietà Falck e l’altra in diagonale, dalla stessa proprietà all’imbocco della passerella pedonale sul Meria. Non le avevamo mai viste prima e non capiamo bene a quali opere si riferiscano. Invece la parte terminale del fiume è chiaramente disegnata senza argine, come già sapevamo.

I lavori iniziarono e nel ’40, dopo una sospensione ai primi di gennaio “essendo la temperatura sotto zero e di conseguenza gli impasti gelano prima di metterli in opera”, si ha finalmente una delibera di pagamento della seconda rata alla ditta incaricata Lafranconi Costante. E’ la certezza che tutto procede: dopo vent’anni la sponda destra, che nel frattempo si è arricchita di colonia elioterapica e campo sportivo, è finalmente protetta. La sponda sinistra dei giardini, invece, non ancora e non sappiamo esattamente quando lo sarà.

Lo scritto del 1944 a firma del Maggiore Alberto Jermi.


Quanto al nuovo ponte dei Mulini, verrà realizzato soltant nel 1956, ancora su progetto dell’ingegner Guzzi ed esecuzione della ditta Colombo Pietro e figli, per un importo complessivo di 5 milioni.

Ma tornando al campo e al suo uso proprio negli stessi anni ci fu un contrasto tra i due contraenti, Comune e Guzzi. Siamo nel novembre 1938, su tutta Europa soffiano folate di guerra e il podestà chiede alla Guzzi di voler mettere il campo “a disposizione del Comando dei premilitari per le istruzioni che si svolgono nelle ore pomeridiane di ogni sabato”, cioè in orari diversi da quelli previsti dal contratto. Motiva la sua richiesta con la recente istituzione del sabato fascista, che avrebbe reso superata tale clausola.

La Guzzi, però, non dà il suo assenso. Risponde il giorno dopo che il sabato pomeriggio il campo è già riservato alla sezione calcio del Dopolavoro aziendale, ma soprattutto che esso richiede “quello speciale trattamento indispensabile per la migliore conservazione del rettangolo verde, e di conseguenza non ci è possibile concedervelo per svolgere un corso di istruzione premilitare basato su movimenti di giovani in atto di marcia o corsa”. I “saluti fascisti” chiudono la discussione.

La Guzzi dirà invece sì, cinque anni dopo, all’uso del campo per le lezioni di educazione fisica delle Medie e dell’Avviamento al lavoro. Guardiamo bene la data: 19 gennaio 1944. E’ un altro periodo terribile per l’Italia, divisa in due nel territorio e nei cuori e straziata, anche a Mandello, in una sanguinosa riscossa.

Anche il commissario prefettizio è un militare, il Maggiore dell’Aeronautica Alberto Jermi. E’ lui che fa la richiesta alla Guzzi: la copia che abbiamo è scritta su un foglietto che, girandolo, abbiamo visto stampato sul retro. Dovevano essercene altri lì in ufficio da usare per risparmiare la carta. Lo mostriamo perché dà, meglio di tante parole, l’idea di cosa voleva dire essere in guerra, anche per la popolazione di Mandello.

Si riferisce ai beni di prima necessità, razionati e che si rischiava di non trovare: farina, pasta, riso, olio, fino al sapone.

Luciano Maria Rossi

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