Don Gianluigi Bollini, vicario a Mandello Lario dall’86 al ’96: “Siamo tutti invitati a ripercorrere le orme della sua santità, costruita sull’annuncio del Vangelo”
Giovanni Battista Scalabrini |
“Il Sommo pontefice ha approvato i voti favorevoli della sessione ordinaria dei padri cardinali e vescovi per la canonizzazione del beato Giovanni Battista Scalabrini, vescovo di Piacenza, fondatore della congregazione dei Missionari di San Carlo e della congregazione delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo”. Questo il testo del bollettino ufficiale diffuso nella giornata di ieri dalla sala stampa Vaticana.
Giovanni Battista Scalabrini, del quale in questo 2022 ricorrono i 25 anni dalla beatificazione, avvenuta nel novembre 1997, sarà dunque santo.
Non è però ancora nota la data della canonizzazione: come annunciato dallo stesso bollettino vaticano, papa Francesco ha convocato un concistoro nelle prossime settimane inerente la canonizzazione di Scalabrini e del beato Artemide Zatti.
Per il riconoscimento della santità del vescovo Scalabrini non è stato necessario un secondo miracolo. A spiegare il perché di questa decisione è Vatican News. “Un’onda di consensi per portare al grado più alto degli altari il vescovo considerato già il patrono dei migranti - osserva la testata giornalistica ufficiale della Santa sede - E’ quanto accaduto con la decisione di papa Francesco di convocare un concistoro per la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini, che sul finire dell’Ottocento fondò le congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo con la specifica missione di servire i migranti”.
E ancora: “Si tratta di una canonizzazione con la dispensa dalla prassi del riconoscimento del secondo miracolo, come avvenuto per papa Giovanni XXIII. La scelta emerge dall’udienza concessa dal Papa al cardinale Marcello Semeraro, prefetto delle Cause dei santi, in cui sono stati approvati i voti favorevoli della sessione ordinaria dei cardinali e vescovi membri del Dicastero”.
“La Chiesa di Como, in comunione con quella di Piacenza e con le famiglie religiose degli Scalabriniani, gioisce per la decisione di papa Francesco di annoverare il beato Giovanni Battista Scalabrini nel novero dei santi - è la riflessione del vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, non appena appresa la notizia - Egli ha vissuto nella nostra terra e ha svolto il ministero sacerdotale nei nostri ambienti ecclesiali, nella comunità d’origine di Fino Mornasco e in particolare nella parrocchia di San Bartolomeo in Como, dove ancora si respira la sua santità e il suo zelo pastorale, ricco di umanità”.
“Sia questa - ha aggiunto il vescovo Oscar - l’occasione per rinnovare la nostra fede e il nostro impegno, proprio al termine del cammino sinodale, per essere testimoni della misericordia di Dio a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, portando a tutti la speranza di Dio, che mai delude e tutto rinnova”.
Nato a Fino Mornasco, nel Comasco, l’8 luglio 1839, Scalabrini entrò in Seminario nel 1857 e fu ordinato sacerdote nel maggio 1863. Fu docente del Seminario minore della diocesi di Como e successivamente divenne rettore del Seminario, fino alla nomina a priore di San Bartolomeo in Como, dove fu parroco per cinque anni e sviluppò una particolare attenzione alla catechesi.
A 36 anni divenne vescovo di Piacenza. Maturò la sua sensibilità nei confronti degli emigranti dopo aver visto, alla stazione di Milano, migliaia di persone accalcate, in partenza, dirette in luoghi lontani dove speravano in un futuro migliore.
Di fronte a quelle scene di miseria si sentiva umiliato come sacerdote e come italiano e aveva un’unica domanda: come venir loro in aiuto?
“Scalabrini - ricorda il vicepostulatore della causa di canonizzazione, lo scalabriniano padre Mario Toffari - intervenne perché la società e la politica si occupassero dei migranti. Mentre salutava con entusiasmo la fondazione dell’Istituto De propaganda fide (per l’evangelizzazione dei popoli), Scalabrini auspicò un intervento della Santa sede per la creazione di una commissione centrale per le migrazioni che si occupasse anche della cura spirituale dei battezzati che migravano in Paesi dove non fosse presente lo stesso tessuto di parrocchie, comunità e diocesi lasciate in patria”.
Da parte sua, proprio per assistere spiritualmente gli italiani emigrati all’estero, fondò la congregazione dei Missionari di San Carlo e delle Suore missionarie di San Carlo Borromeo. Due realtà ancora oggi presenti in una trentina di nazioni, in tutti i continenti, con circa 300 case.
Come ebbe a dire Giovanni Paolo II nell’omelìa pronunciata durante il rito di beatificazione, “Scalabrini si prodigò nell’annuncio instancabile del Vangelo: in parrocchia con il catechismo, nella diocesi di cui fu pastore, fra coloro che erano costretti a emigrare perché, a causa della povertà e delle difficoltà, non perdessero la fede…”.
“Siamo felicissimi della decisione di papa Francesco - aggiunge padre Mario - Quella di Scalabrini è una testimonianza a tutto tondo, di vero pastore sensibile alla vita delle sue comunità, con lo sguardo allargato al mondo e ai migranti”.
“Mentre si concludevano le votazioni dell’Assemblea sinodale, papa Francesco annunciava la canonizzazione di Scalabrini: possiamo dire che il Sinodo si chiude aprendosi alla santità - commenta don Gianluigi Bollini, attuale priore di San Bartolomeo e parroco della comunità pastorale “Beato Scalabrini” di Como, dal 1986 al 1996 vicario a Mandello Lario - Le campane di San Bartolomeo e della Cattedrale hanno suonato a festa per sottolineare la gioia di questo importante riconoscimento. Siamo tutti invitati a ripercorrere le orme della sua santità, costruita sull’annuncio del Vangelo. Sentiamo forte la responsabilità di aver avuto come predecessore nella nostra comunità, 150 anni fa, un parroco santo”.
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