17 aprile 2022

“Le conseguenze della guerra saranno pagate a caro prezzo, eppure il male è già sconfitto”

Il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni: “Ancora una volta la violenza, con tutti i suoi strumenti di morte, vorrebbe presentarsi come il mezzo più idoneo per risolvere i conflitti”

Monsignor Oscar Cantoni


(C.Bott.) “Non possiamo celebrare questa liturgia senza ricordare la situazione drammatica del tempo in cui viviamo. Il mistero pasquale coinvolge anche la guerra fratricida in corso. Due popoli, quelli della Russia e dell’Ucraina, sono in guerra sebbene siano accumunati da radici culturali e religiose affini. E per chi, come noi, ha il dono della fede l’unica via possibile è la forza infallibile della preghiera. La Pasqua del Signore getta luce su questo orizzonte oscuro e ci obbliga a non perdere la speranza”. A dirlo, ieri sera nell’omelìa della veglia pasquale, è stato il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni.

“Credevamo di essere usciti dai pericoli della pandemia - ha affermato il prelato - quando siamo stati investiti da una preoccupante situazione di guerra. Ancora una volta la violenza, con tutti i suoi strumenti di morte, vorrebbe presentarsi come il mezzo più idoneo per risolvere i conflitti. E le conseguenze della guerra saranno pagate a caro prezzo perché la riconciliazione tra i popoli e l’elaborazione dei mali e dei lutti subìti non si potranno concludere in tempi brevi. Eppure il male è già vinto e sconfitto, anche se, rifiutando di accogliere la luce pasquale, gli uomini si espongono a tristi conseguenze”.

Il vescovo ha parlato apertamente di “un tempo di paura e di angoscia, di desolazione e di lutto”, interpretato simbolicamente con l’entrata in una Cattedrale completamente oscurata. “Il nostro incedere al buio - ha detto - era un chiaro linguaggio che, senza bisogno di parole, ha voluto esprimere la triste situazione che l’umanità sta attraversando. E’ la notte del cuore, che cerca disperatamente vie di salvezza”.

Nel pontificale della domenica di Pasqua monsignor Cantoni ha invece insistito in particolare sul concetto secondo cui “credere significa lasciare entrare l’evento della risurrezione di Gesù nel cuore della nostra vita, così che la trasformi dal di dentro, dal momento che la nostra esistenza è abbracciata dall’amore infinito di Dio”.

“Credere nella realtà della risurrezione - ha affermato - ci costringe a rivedere la nostra comprensione del mondo e della storia, ci obbliga a interpretare i fatti della vita con gli occhi di Dio. Il Risorto non è un ricordo del passato, lo incontriamo oggi come il Dio vivente, che continua a cercarci e con noi a trasformare il mondo. Se veramente crediamo che Cristo è risorto la nostra stessa vita può acquistare nel tempo una nuova profondità e un nuovo senso”.

“La grazia della vita nuova - ha aggiunto - ci permette di estirpare dalla nostra vita ogni genere di egoismo, di continuare ad amare e a donarci con impegno, anche nei momenti bui come quelli che stiamo vivendo. La grazia della risurrezione del Signore ci fa andare oltre le tenebre del mondo, le efferatezze che sono sotto i nostri occhi in questi giorni di tenebra e di dolore”.

Quindi un’ultima riflessione: “La luce di Cristo risorto ci raggiunge e penetra negli abissi di morte. Il male perde il suo potere, così da renderci capaci di ricominciare a operare gesti di pace e riconciliazione, anche dentro gli orrori delle guerre in corso, a generare nuovi gesti di compassione verso chi soffre ed è nel bisogno, a introdurre segni nuovi di amore e di fraternità”.

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