Nel ’94 l’attuale presidente del Pontificio Consiglio della cultura, nativo di Merate, aveva ricevuto il Premio Marco d’Oggiono
Il cardinale Gianfranco Ravasi.
(C.Bott.) Nel suo tweet non lo cita espressamente ma è evidente, nel messaggio postato sui social da monsignor Gianfranco Ravasi, il riferimento ad Achille Lauro. Ieri sera il cantante aveva aperto la prima serata del Festival di Sanremo proponendo il brano dal titolo “Domenica” e chiudendo la sua esibizione sul palco dell’Ariston autobattezzandosi.
Oggi il cardinale, teologo e stimato biblista originario di Merate, dove è nato nel 1942, ha scritto: “Il battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d’immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo e tutto ciò che vi è di più prezioso”.
Ad avvalorare la tesi secondo cui il riferimento del presidente del Pontificio Consiglio della cultura sia proprio alla performance di Lauro è anche un altro post in cui lo stesso cardinal Ravasi ha riportato alcuni versi della canzone di Massimo Ranieri, rilanciando in particolare la strofa “Questo mare troppo grande per non tremare”.
L’arcivescovo Ravasi conserva stretti legami con il Lecchese e anni fa aveva ricevuto il “Premio Marco d’Oggiono” istituito per celebrare la memoria e l’impegno profuso a favore della comunità brianzola da Renzo Conti. In quell’occasione (era il 1994) analogo riconoscimento era stato attribuito al professor Luigi Santucci e - alla memoria - al commendator Cesare Mariani.
Achille Lauro ieri sera sul palco dell'Ariston al Festival di Sanremo.
Esibizione di pessimo gusto.
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