18 gennaio 2022

Si chiama sotrovimab, è l’anticorpo monoclonale scoperto dal mandellese Davide Corti

Il sindaco Fasoli: “Un grazie sentito a questo nostro concittadino che, con i suoi studi, sta salvando tante vite umane”

Il ricercatore mandellese Davide Corti.


(C.Bott.) L’Organizzazione mondiale della sanità ha raccomandato in via condizionale l’uso di un anticorpo monoclonale, il sotrovimab, per il trattamento del Covid-19 lieve o moderato in pazienti ad alto rischio di ricovero, inclusi i più anziani e gli immunocompromessi con diabete, ipertensione e obesità, oltre ai soggetti non vaccinati. Il sotrovimab è un’alternativa agli anticorpi casirivimab e imdevimab, un cocktail di monoclonali raccomandato dalla stessa Oms a settembre 2021.

Sono in corso studi sull’efficacia degli anticorpi monoclonali contro la variante Omicron, ma i primi studi di laboratorio - spiegano dall’Oms - dimostrano che il sotrovimab mantiene la sua attività.

Il monoclonale in questione (appunto il sotrovimab) è quello scoperto nelle ricerche condotte da Davide Corti, mandellese.

“Un grazie sentito va a questo nostro concittadino che, con i suoi studi, sta salvando tante vite umane”, è il commento del sindaco di Mandello Lario, Riccardo Fasoli.

Va detto che già a marzo 2020 si era parlato del prezioso ruolo di Corti nella sfida al coronavirus, legato proprio alla scoperta effettuata nei laboratori della Humabs Biomed SA di Bellinzona, filiale della Vir Biotechnology, dove erano stati identificati alcuni anticorpi monoclonali umani in grado di riconoscere e neutralizzare il virus responsabile del Covid-19.

Uno dei ricercatori era appunto il mandellese, che da anni vive e lavora a Bellinzona dopo avere intrapreso la professione di ricercatore al “San Raffaele” di Milano.

Era stato lui stesso a spiegare che “la capacità dell’anticorpo identificato, già trasferito per la produzione a una ditta cinese e a una americana, di neutralizzare il virus Sars-CoV-2 è stata confermata in due laboratori indipendenti”. “L’anticorpo - aveva detto il ricercatore - si lega a un epitopo su Sars-CoV-2 condiviso con Sars-CoV. Proprio l’abilità di legare un epitopo così conservato rende questo anticorpo di estremo interesse”.

Due anni fa la notizia era stata diffusa dalla stessa azienda elvetica, che aveva parlato di “promettenti risultati” e non aveva esitato a manifestare un certo entusiasmo per il fatto di “poter sviluppare due nostri anticorpi in tempi molto brevi”.

Nessun commento:

Posta un commento