Classe 1935, pilota, giornalista e scrittore, nel ’64 fu protagonista del raid da Milano a Tokyo in sella a una Vespa 150
(C.Bott.) Sono trascorsi quattordici anni dalla morte di Roberto Patrignani. Era il 22 gennaio 2008 quando ci lasciava il giornalista e scrittore mandellese il cui nome si lega in particolare al mondo del motociclismo e alla Guzzi.
Le “due ruote” erano la sua vita, al punto da indurlo anche a montare in sella e a disputare 150 gare, fino al 1989. Tra le altre, due Milano-Taranto e altrettanti Giri d’Italia. Tre volte classificato al Tourist Trophy, Patrignani è ricordato anche per i suoi viaggi solitari e i suoi raid… impossibili. Nel ’64, l’anno delle Olimpiadi giapponesi, andò da Milano a Tokyo su una Vespa 150. Una vera e propria avventura che lui stesso, ancora molti anni dopo, non esitò a definire “il viaggio più bello della mia vita”.
Nel 1966 con un Dingo 50 della Guzzi fu protagonista della traversata africana da Città del Capo all’Asmara e dell’80 è il coast to coast negli Stati Uniti, da Charleston a Los Angeles, in sella a un Garelli.
Aveva un grande pregio, Patrignani: quello di saper coniugare la tecnica motociclistica a uno stile garbato e raffinato. E dedicò idee, energie e passione anche al museo storico della Moto Guzzi, a cui teneva particolarmente.
Il 22 gennaio 2008, come detto, è la data della sua morte. E oggi pomeriggio alle 16 in ricordo di Roberto Patrignani, classe 1935, verrà celebrata una messa nella chiesa di San Giorgio a Mandello. Un rito e una preghiera per non dimenticare.
Pilota scrittore e giornalista. Soprattutto temerario e tenace. da leggere il suo libro sul Tourist Trophy per appassionati di motori e sognatori
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