Don Giuliano Zanotta: “Tutti noi siamo fragili e deboli, ma siamo anche consapevoli di essere nella luce della fede, che richiama alla resurrezione”
Cristina Gilardoni |
(C.Bott.) La nascita di Gesù celebrata nei giorni dell’Ottava di Natale, la sua morte e resurrezione al centro della liturgia odierna e in particolare del Vangelo di Giovanni, testimone della tomba del Signore vuota. E poi la prima lettura, tratta dalla prima lettera di San Giovanni apostolo, in cui è racchiusa la più alta definizione della divinità: Dio è amore.
C’è tutto il mistero della vita nella celebrazione con la quale questa mattina Mandello Lario ha tributato l’estremo saluto a Cristina Gilardoni, morta all’età di 88 anni, per lunghi anni al vertice della “Gilardoni raggi X”, azienda in attività dal 1947.
Lo ricorda, quel grande mistero, don Giuliano Zanotta introducendo il rito funebre nella chiesa arcipretale di San Lorenzo. “Il Signore che nasce e che abbiamo celebrato soltanto due giorni fa nel Natale - dice il parroco della comunità pastorale di Mandello - è colui che dà la vita morendo. E se oggi siamo qui non è soltanto per un atto di solidarietà nei riguardi dei familiari della nostra sorella ma è perché crediamo”.
“Nessuno di noi ha ancora incontrato Gesù - aggiunge il sacerdote - perciò dobbiamo fidarci della sua parola e per questo stesso motivo il saluto a Cristina deve essere vissuto nella fede della resurrezione”.
Poi un altro riferimento alle letture della ricorrenza liturgica di San Giovanni apostolo. “E’ proprio Giovanni - spiega il parroco - a insegnarci che occorre saper vedere i segni dei tempi. E che quegli stessi segni vanno visti nella fede e nell’amore e in particolare nell’amore del Signore, che supera tutto”.
Infine, in un altro passaggio della sua omelìa, un pensiero per Cristina Gilardoni: “Oggi noi la accompagniamo incontro all’abbraccio con il Signore misericordioso. Tutti noi siamo fragili e deboli, ma siamo anche consapevoli di essere nella luce della fede, che richiama alla resurrezione”.
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