Fu vescovo di Vijayavada, in India. In questo 2021 ricorre anche il settantesimo della sua consacrazione episcopale. Domenica 19 messa alle 11 in “San Lorenzo”
Monsignor Ambrogio De Battista (1905-1971). |
(C.Bott.) Nato a Mandello Lario il 25 maggio 1905, fu ordinato sacerdote nel 1928. Morì il 15 dicembre 1971. In questo 2021 ricorre dunque il cinquantesimo anniversario della scomparsa di monsignor Ambrogio De Battista e il settantesimo della sua consacrazione a vescovo, avvenuta nel 1951.
Divenuto sacerdote missionario presso il Pime e destinato a Vijayavada, in India, rientrò in Italia nel 1962 per presenziare all’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II. Tornato successivamente in terra di missione, vi rimase fino al gennaio del ’71, quando la Santa Sede accolse le sue dimissioni.
Morì come detto il 15 dicembre di quello stesso anno e i funerali vennero celebrati a Vijayavada, dove è sepolto.
Monsignor De Battista aveva una mentalità pratica e sapeva pianificare. Non amava le apparenze e voleva dai suoi missionari la stessa dedizione che lui metteva nel suo apostolato.
Vijayawada mantenne per un lungo periodo il primato delle conversioni tra le diocesi dell’India e padre Domenico Vivenzi, vicario generale del vescovo mandellese negli ultimi anni del suo episcopato, ebbe a dire: “Da varie parti dell’India venivano a Vijayawada per studiare il nostro “metodo”. In realtà non si trattava di un “metodo” ma di uno spirito. Le direttive che monsignor De Battista dava ai suoi missionari erano semplici: esigeva che si facesse vita con il popolo, senza nessun distacco o isolamento”.
E ancora: “Sosteneva che il missionario deve impegnarsi a fondo per conoscere la lingua, il dialetto locale, gli usi e le tradizioni, partecipare alle feste popolari, mangiare con gli altri. Voleva si visitassero spesso i villaggi: in genere ogni missionario o sacerdote locale aveva dai 30 ai 50 villaggi cristiani, o con gruppi di cristiani, da visitare. Praticamente si era sempre in giro, eccetto in certi periodi dell’anno. Monsignor De Battista non voleva che le visite fossero rapidi passaggi il giorno di domenica: si doveva stare nei villaggi due-tre giorni, essere a disposizione, ascoltare tutti, dare istruzione religiosa, risolvere casi umani e visitare i malati anche non cristiani”.
Le autorità civili della regione ringraziarono più volte monsignor De Battista per il contributo dato dalla Chiesa allo sviluppo. In India costruì scuole e altre opere educative. Ciò che stupiva, nell’episcopato di monsignor De Battista, era come riuscisse a trovare il personale e il denaro per realizzare così tante opere.
Nel 1953 il vescovo invitò nella sua diocesi preti e seminaristi del Kerala. Si appellò ai vescovi e gli arrivarono 10 seminaristi che divennero sacerdoti della diocesi di Vijayawada. A questi ne seguirono altri e crebbe anche il clero locale di lingua telegu.
A Mandello pose la prima pietra della cappella dell’Istituto Santa Giovanna Antida.
E proprio nel suo paese natio domenica prossima, 19 dicembre, il vescovo De Battista verrà ricordato nella messa che sarà celebrata alle ore 11 nella chiesa arcipretale di San Lorenzo.
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