(C.Bott.) Sarà Torneranno i prati, film di Ermanno Olmi che ricorda una guerra dove tutti hanno perso e dove un’intera generazione di giovani è stata spazzata via, a chiudere le celebrazioni con cui Mandello Lario ha commemorato quest'anno la ricorrenza del IV Novembre, festa dell’unità nazionale. L’appuntamento - a ingresso gratuito - è per lunedì 15 novembre, alle ore 21, al cineteatro comunale “Fabrizio De André”.
La pellicola di Olmi mette in scena una storia che si svolge durante il primo conflitto mondiale sul fronte italiano nord-orientale e fa vivere allo spettatore, quasi in prima persona, la vita di trincea.
Al cinema la guerra può essere raccontata in due modi. Un primo modo è mostrare un contesto e poi concentrarsi sui fatti. Il secondo è quello di raccontare situazioni. Torneranno i prati appartiene a questa seconda categoria.
E’ un film che fa uso di quella semplicità che ha reso i film di Olmi autentici capolavori e la situazione raccontata dura il tempo di una mezza giornata.
Siamo in un giorno qualunque della prima guerra mondiale. La neve copre tutto il paesaggio. Nella roccia è scavata una trincea di soldati italiani. Quella austriaca è poco distante. “Sembra di riuscire a sentire il loro respiro”, dice un soldato italiano.
Quando viene dato l’ordine di avvicinarsi al presidio austriaco, così da poter spiare e controllare meglio il fronte nemico, tra i soldati si scatena il panico. C’è paura, certo, ma c’è anche la rassegnazione di chi sa di essere un pover’uomo, perché per lui la vita ha deciso così, c’è la disperazione di chi compirà un gesto estremo, c’è l’incredulità davanti a una situazione incomprensibile, c’è la riflessione sul senso della guerra, sul significato dei comandi e dell’obbedienza.
I gradi sotto lo zero sono tanti e significano dolore e paura. I gradi appesi alla giacca, in quelle situazioni, invece non significano più niente.
Ermanno Olmi fa entrare lo spettatore all’interno della trincea e lo interpella dallo schermo: gli attori, infatti, parlano rivolgendosi alla macchina da presa, cercano di guardare in faccia chi li sta osservando. E il titolo - Torneranno i prati - non ha un significato consolatorio bensì amaro: allude all’ipocrisia della storia riguardo alle migliaia e migliaia di vittime sepolte sotto la neve durante la grande guerra, che tutti saranno pronti a dimenticare al primo apparire dell’erba, cioè in tempo di pace.
Nel finale un soldato dice: “Di quel che c’è stato qui non si vedrà più niente e quello che abbiamo patito non sembrerà più vero”.
Torneranno i
prati
è un film che agli uomini chiede due cose: non dimenticare e cambiare.
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