“Seppur chiuso tra le mura della mia camera, con il desiderio e la preghiera mi sento proteso verso la gente che fuori attende l’annuncio della buona notizia di Gesù”
Padre Mario Marazzi, classe 1928. |
(C.Bott.) “Sono stato fanciullo e ora sono vecchio”. E’ un salmo a introdurre la lettera che padre Mario Marazzi indirizza agli amici, come ogni fine anno, da Hong Kong. Lo fa in realtà, in questo 2021, da un luogo vicinissimo al confine con la Cina, dove con altri sacerdoti sta partecipando agli esercizi spirituali.
“Dalla mia finestra scorgo i grattacieli di Shenzhen, la metropoli sorta dal niente accanto a Hong Kong - premette il missionario, classe 1928 - Quanto vedo è un po’ il simbolo della Cina che in pochi decenni è diventata una superpotenza. C’è soltanto da augurarsi che nel consesso delle nazioni non costituisca una minaccia, ma svolga un ruolo di promozione della pace”.
Poi le prime considerazioni: “Sono contento che anche questa volta riesco a metter giù qualche pensiero per gli amici. Facendo scorrere nomi e indirizzi, ho rivisto i vostri volti. Alcuni ci hanno lasciato, altri sono stati introdotti da amici comuni. Per tutti sento affetto e riconoscenza. E per questo mi ricordo di pregare per voi. E’ la preghiera per gli altri, la preghiera di intercessione. In latino intercedere vuol dire fare un passo in modo da mettersi nel mezzo di una situazione. Anche se lontano, pregando vi penso nelle circostanze della vostra vita e mi sento solidale con voi”.
“Nel passato - osserva padre Mario - avevo più cose da condividere perché molte volte ero fuori, a contatto con la gente. Ora che sono avanti negli anni sono più spesso nella mia camera alla Casa dei missionari del Pime. Malgrado l’età, grazie a Dio e ai medici sto discretamente bene. Da anni faccio l’agopuntura e pur non vedendo subito i risultati penso che a lungo andare questa misteriosa terapia orientale mi faccia bene”.
Quindi un riferimento alla sua attuale attività. “Uno dei lavoretti che ho avuto occasione di fare è stata la correzione delle bozze di un libro. Mi è sembrato di essere simile a un amanuense, uno di quei monaci il cui compito era la trascrizione di testi. Seppur chiuso tra le mura della mia camera, con il desiderio e la preghiera mi sento proteso verso la gente che fuori attende l’annuncio della buona notizia di Gesù”.
“Dopo quasi tre anni di attesa - scrive sempre il missionario mandellese - all’inizio di dicembre avremo l’ordinazione del nuovo vescovo, il gesuita padre Stefano Chau. Con lui alla guida la nostra Chiesa si sente più sicura nell’affrontare il futuro. Ora che la Cina ha imposto a Hong Kong la legge sulla sicurezza nazionale, l’avvenire è pieno di incognite. Vi chiedo di sentirvi uniti a noi nella preghiera per capire i segni dei tempi”.
Più avanti nella lettera padre Marazzi torna a descrivere le sue occupazioni quotidiane. “Ora che sono più libero - spiega - amo leggere libri. Uno di questi è stato il Diario di un curato di campagna di Georges Bernanos. E’ la storia di un giovane prete malaticcio che, dopo aver speso tutto se stesso per la sua comunità, muore dicendo: “Che cosa importa? Tutto è grazia”. Ora che sono vecchio, guardando indietro alla mia vita io mi sento di ripetere le stesse parole. Le sofferenze, i fallimenti, le umiliazioni e quant’altro sembrava negativo hanno avuto il loro valore. Tutto è stato grazia, cioè dono di Dio ricevuto attraverso la bontà e la generosità di donne e uomini che ho incontrato nella mia vita, in Italia e qui”.
Infine un augurio e, insieme, un auspicio: “Sperando che la pandemia ci lasci tranquilli, vi auguro buon Natale”.
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