Il sindaco Riccardo Fasoli depone la corona di alloro al monumento ai caduti. |
(C.Bott.) Il primo riferimento alla pandemia subito all’inizio del suo intervento. “Lo scorso anno non abbiamo potuto ritrovarci qui al monumento ai caduti - ha premesso il sindaco - e se oggi possiamo farlo lo dobbiamo al senso civico e di comunità che la grande maggioranza di noi ha avuto”. Poi, più avanti nel suo discorso commemorativo, un esplicito collegamento tra la Giornata dell’unità nazionale celebrata oggi a Mandello Lario e la campagna vaccinale in atto.
"Unità significa oggi prendersi cura uno dell’altro - ha detto Riccardo Fasoli - significa rispettare le regole e soprattutto vaccinarsi. Sì, vaccinarsi non soltanto per ridurre il proprio rischio di incorrere in sintomi gravi, ma per ridurre quello della nostra intera comunità".
“Avere riempito nei mesi scorsi gli ospedali di malati di Covid - ha aggiunto il primo cittadino - ha significato escludere tanti altri pazienti dalla possibilità di avere cure tempestive. Ci sono state poi le conseguenti chiusure che hanno messo in ginocchio interi settori economici e intere famiglie e l’impossibilità di fare a meno uno dell’altro impone a ciascuno di noi di fare la propria parte”.
In piazza Garibaldi, davanti al monumento ai caduti, il primo atto della cerimonia era stato rappresentato dalla deposizione della corona di alloro e dalla lettura di alcune brevi quanto significative riflessioni degli alunni delle classi quinte della scuola primaria “Sandro Pertini” di Mandello, in questo anno scolastico coinvolti dalle loro insegnanti nello studio e nell’apprendimento dei valori delle giornate “civiche”, a partire appunto dal IV Novembre.
Il loro primo pensiero è stato per le vittime di ogni guerra. “A loro vanno la nostra gratitudine e il nostro amore profondo - ha letto un’alunna - con un pensiero di ringraziamento per tutti i combattenti coraggiosi e tenaci che ci hanno lasciato e con la speranza che il loro sacrificio per la patria possa essere di esempio a tutte le generazioni presenti e future”.
“Avere una patria - ha detto un altro alunno - significa essere rispettati nella persona e nella libertà. Noi ragazzi non vogliamo la guerra e pretendiamo la pace. Abbiamo paura del futuro e di quello che potrebbe succedere… Nessuno di noi è nato per soffrire. Ogni persona ha un cuore e tutti possiamo essere fratelli”.
Poi altre considerazioni sulla guerra: “La guerra è buio, la pace è luce e noi ragazzi dobbiamo lottare per vivere nella luce e in armonia e ci dobbiamo impegnare se vogliamo cambiare il mondo”. “La pace va tenuta stretta con convinzione - è il pensiero espresso da un altro alunno a nome di tutti i compagni di classe - la pace è un arcobaleno di colori e luce nelle mani di noi piccoli cittadini del futuro”.
Quindi un’altra riflessione su cui ogni adulto è chiamato a riflettere: “La pace non è bianca o nera, ma dipinge il cielo di mille colori. La pace è amore, felicità, fratellanza e ricchezza. E il nostro impegno, oggi e domani, è quello di diventare veri cittadini, consapevoli di ciò che è stato e portatori di messaggi positivi”.
Il sindaco Fasoli ha elogiato gli alunni per il lavoro svolto e li ha esortati a non dimenticare mai quei valori da loro stessi così efficacemente manifestati. Poi, nel suo intervento, il primo cittadino ha sottolineato come siano proprio i momenti difficili a farci ricordare “quanto sia importante la comunità, quanto siamo indissolubilmente uniti e quanto abbiamo bisogno l’uno dell’altro”.
“La festa che oggi celebriamo - ha aggiunto - è stata mistificata dal fascismo e forse per questo bistrattata e contestata durante gli anni Sessanta e Settanta. Ma il patriottismo non ha partito e la celebrazione delle nostre forze armate, che con il loro sacrificio in guerra e in pace difendono la democrazia e la libertà, non ha colore e non lo deve avere”.
Quindi, indicando una pietra posta ai piedi del monumento su cui era scritto “Mandello del Lario 87”, Riccardo Fasoli ha detto: “Il numero che si legge su questa pietra, ricavata dal materiale di scarto dei lavori eseguiti sulla roccia della Canottieri Moto Guzzi, stesso luogo da cui vennero ricavate le colonne del duomo di Como, è quello dei morti mandellesi durante la grande guerra del ’15-18. E’ il segno di quanto la nostra comunità abbia tristemente partecipato con i suoi giovani alla chiamata alle armi. Qualcuno sarà partito convinto, altri soltanto per dovere. Alcuni perirono in battaglia, altri per le conseguenze di malattie contratte nelle trincee, senza possibilità di cure adeguate”.
E più avanti nel suo intervento: “Gli egoismi di chi gode delle libertà determinate da questi sacrifici lasciano sgomenti. Nostro compito è non dimenticare: non soltanto oggi, ma sempre. E non solo nel momento del ricordo ma in ogni gesto della nostra vita quotidiana. Il futuro delle nuove generazioni dipende dai sacrifici di noi adulti che, nonostante possano sembrarci faticosi e talvolta ingiusti, perdono di importanza di fronte a chi ha sacrificato e ancora oggi sacrifica la propria vita”.
Infine le note dell’inno nazionale e la benedizione impartita da don Giuliano Zanotta, che prima della cerimonia al monumento ai caduti aveva celebrato la messa nella chiesa arcipretale di San Lorenzo, presenti le autorità civili e militari, le scolaresche, gli alpini e i rappresentanti di altre associazioni attive sul territorio mandellese.
Abbiamo letto in classe questo articolo. Grazie al giornalista per aver fatto capire come si é svolta la giornata e la sua importanza anche a chi non era presente. Gli alunni della 5° C della scuola primaria "S.Pertni" di Mandello
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