Il sindaco Silvano Stefanoni: “Da quasi due anni stiamo combattendo un conflitto diverso e senza le armi tradizionali, ma comunque difficile e con molte vittime”
(C.Bott.) “Il 4 novembre 1921 la salma del milite ignoto, trasportata in treno da Aquileia a Roma, fu tumulata all’altare della Patria, che da allora diventò l’epicentro delle solennità nazionali in memoria dei caduti. Per onorare questo evento, il 2 agosto scorso il nostro consiglio comunale ha attribuito la cittadinanza onoraria al milite ignoto e oggi con questo nostro illustre concittadino ci apprestiamo a commemorare, come ogni IV novembre, i caduti e i dispersi di tutte le guerre”.
Così ha esordito oggi Silvano Stefanoni, sindaco di Lierna, nel suo discorso commemorativo nella ricorrenza del IV Novembre, Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate.
“Siamo qui innanzitutto per un doveroso e deferente omaggio ai nostri concittadini liernesi, caduti o dispersi nella prima e nella seconda guerra mondiale e in tutti i conflitti - ha aggiunto - Il loro sacrificio ha contribuito alla nascita dell’Italia repubblicana unita, libera e solidale. Le lapidi con i nomi dei caduti testimoniano ancora oggi quanto le guerre siano costate in lutti”.
Poi l’accostamento alla pandemia che anche il nostro Paese sta vivendo (e combattendo) da quasi due anni. “Stiamo vivendo una guerra sicuramente diversa e senza le armi tradizionali - ha detto in proposito il primo cittadino liernese - ma comunque difficile e con molte vittime: la pandemia di Covid-19, che riusciremo a vincere soltanto con responsabilità civile e vaccinandoci. E oggi, come in ogni conflitto, chi più ne paga le conseguenze sono i più deboli”.
A giudizio di Stefanoni “la ricorrenza odierna deve diventare occasione di riflessione e di confronto, perché il passato ci aiuti a comprendere il senso del presente e del nostro ruolo di adulti, di giovani, di politici, di educatori, di responsabili dell’oggi.
Ripudiando la guerra, si vince l’egoismo umano, sempre alla caccia di smania di potere e di disimpegno civico. La conquista della libertà e della pace non sono state acquisite una volta per tutte ma sono trionfi che si consolidano ogni giorno nelle nostre famiglie, negli ambienti di lavoro, in politica: in altre parole, ovunque si costruisce amore per la vita, per la democrazia, rispetto per gli altri, aiuto per i più deboli”.
Quindi il pensiero conclusivo: “Non si può costruire il presente e il futuro cancellando il passato. Pertanto impariamo dalla nostra storia, non disperdiamo le sue lezioni e la saggezza dei nostri anziani. E impegniamoci personalmente, perché il Paese ha bisogno di ognuno di noi”.
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