Claudio Redaelli, all’epoca segretario della Federazione giovanile lecchese del partito, ricorda quella “trasferta” a Chiareggio, dove il leader era in vacanza con Nilde Jotti
Palmiro Togliatti in Valmalenco nell'estate 1951. |
di Claudio Redaelli
Era l’estate del 1951 e soltanto tre anni prima, per l’esattezza il 18 aprile 1948, la Democrazia Cristiana aveva conquistato alle elezioni un successo storico. Palmiro Togliatti era in vacanza a Chiareggio, frazione del comune di Chiesa in Valmalenco, il cui abitato è posto all’imbocco della Val Sissone.
Originario di Genova, dov’era nato il 26 marzo 1893, era alla guida del Partito comunista italiano fin dal 1927 (con una interruzione dal 1934 al 1938) e fino alla sua morte, avvenuta a Yalta nel 1964, sarebbe rimasto segretario generale del PCI.
Membro dell’Assemblea costituente, escogitò la “via italiana al socialismo”, ossia la realizzazione del progetto comunista tramite la democrazia, ripudiando l’uso della violenza e applicando i princìpi della nostra Costituzione in ogni sua parte.
Sopravvissuto a un attentato nell’estate del ’48, considerava Enrico Berlinguer il suo “delfino”, dunque il suo naturale erede politico.
Torniamo però al 1951. Era estate, come detto, e Togliatti aveva scelto Chiareggio - con la sua compagna Nilde Jotti - per trascorrervi un periodo di riposo. Da Lecco, una delegazione di iscritti al Partito comunista raggiunse in pullman la Valmalenco. A farne parte vi erano, tra gli altri, operai del rione cittadino di Rancio e alcuni militanti brianzoli.
Chi scrive, all’epoca segretario della Federazione giovanile lecchese del Pci, era con loro. E il ricordo di quell’incontro, a suo modo storico per coloro i quali l’hanno vissuto, è ancora bene impresso nella memoria.
Palmiro Togliatti, che il sottoscritto aveva già avuto modo di incontrare a Milano in alcune riunioni, arrivò in auto, scese e si intrattenne cordialmente con i lecchesi.
Sarebbero passati altri tredici anni, da quell’estate del ’51, con il leader del PCI sempre alla guida del partito e con la sua decisione - nell’estate del ’64 - di recarsi in vacanza in Crimea, sul Mar Nero, subito dopo avere incontrato a Mosca Leonid Breznev, allora numero due del Cremlino, e avere discusso con lui circa l’opportunità di una conferenza internazionale comunista per ricucire i rapporti con la Cina di Mao.
Colpito da un ictus, morì dopo alcuni giorni all’età di 71 anni. Era il 21 agosto 1964 e quattro giorni dopo Roma gli avrebbe tributato l’estremo saluto, alla presenza di un milione di persone.
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