“La mia parrocchia è una realtà di villaggio dove la gente vive di agricoltura. E quelle stesse genti hanno un grande piacere di vedere persone che arrivano da lontano e si mettono al loro servizio”
(C.Bott.) “Sono arrivato in Mozambico. La mia prima domenica in Africa è stata la Giornata missionaria mondiale, insomma non si poteva iniziare meglio! Ora è il momento dei fiori belli e gradevoli, vedremo con il tempo cosa arriverà. Nei prossimi giorni svolgerò alcune incombenze burocratiche e verrò accolto dalle varie comunità, poi se Dio vuole inizierà la normalità”.
Un messaggio e una fotografia dal Mozambico. A inviarli tramite WhatsApp alla diocesi di Como è stato nei giorni scorsi don Filippo Macchi, originario di Gemonio, vicario a Mandello Lario presso la parrocchia “Sacro Cuore” dal 2006 al 2012.
Il sacerdote, quarantenne, era partito per l’Africa lo scorso 21 ottobre e dopo essersi imbarcato a Malpensa aveva raggiunto Nampula, nel Nord del Mozambico, Paese che lo aveva accolto una prima volta a fine gennaio 2020 ma che era stato costretto a lasciare due mesi dopo per rientrare in Italia causa la pandemia di Covid-19.
Alla vigilia della sua… ripartenza don Filippo aveva spiegato che la parrocchia dove si troverà a operare, nella diocesi di Nacala, “è una realtà di villaggio, dove la gente vive di agricoltura”. “E quelle stesse genti - aveva specificato - hanno un grande piacere di vedere persone che arrivano da lontano e si mettono al loro servizio”.
“Parto molto volentieri - aveva affermato il sacerdote - e sono felice di andare incontro a una Chiesa giovane, bella e affascinante ma che si porta dietro tante fatiche, con un popolo povero, disorientato e preoccupato per il suo futuro”.
“So che sarò accolto da tante persone e sostenuto anche dalla nostra diocesi - aveva detto ancora don Filippo - perché la nostra Chiesa deve avere un’apertura missionaria e sperimentare il desiderio di guardare oltre il proprio recinto”.
Nel suo indirizzo di saluto il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, aveva affermato: “Don Filippo parte anche a nome nostro e se noi restiamo è perché lo vogliamo sostenere da qui, facendo nostra la sua passione missionaria per poter essere missionari nell’ambiente in cui viviamo”. “E allora sarà bello - aveva aggiunto il prelato - tenere un collegamento stretto con lui”.
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