Ha affrontato in più di un’occasione, con dovizia di particolari, la storia dei giardini pubblici di Mandello Lario. Ora Luciano Maria Rossi torna su questo stesso tema con l’intervento che di seguito pubblichiamo, che racchiude una serie di interessanti appunti storici:
Il Novecento, 1921-1931. Mi sono imbarcato in una bella impresa! Forse ricordate. Eravamo arrivati, risalendo dal Seicento, al 1895. In Gera, che era sempre rimasta pubblica, il Comune riservava a sé anche la piantumazione e il taglio degli alberi, che prima dava in concessione a privati. Intanto, però, si apriva il Novecento e si avviavano a nascere, come altrove, anche i nostri giardini pubblici. Ma quando? E per merito di chi?
Bene. Ho cominciato una ricerca all’Archivio comunale di Mandello, ma bisogna scovare in una massa sterminata i documenti giusti e non sarà facile, nonostante la cortesia e la disponibilità di tutto il personale. Però qualcosa ho già trovato, un po’ a balzi a dire il vero, ma non sono riuscito a fare meglio.
E’ il decennio dal 1921 al 1931, in cui sono successe cose che non mi aspettavo. Se vi è rimasta un po’ della pazienza con cui mi avete seguito nei secoli precedenti, ve le racconto a puntate. Poi, se troverò il resto, ci risentiremo.
Partiamo dal 1921, giusto un secolo fa. Mandello è già importante. Ha un sacco di aziende, non soltanto legate al ciclo della seta, specie lungo la roggia, e in quell’anno si arricchisce, dalla parte opposta del paese, di un nuovo gioiello di grande avvenire, la Guzzi. A segnare il dinamismo della nostra comunità, arrivano anche le suore di Santa Giovanna Antida, che avviano la loro attività educativa in quello che oggi è il palazzo dell’asilo. Però qualche problema che riguarda da vicino la nostra storia c’è. Parliamo del Meria e della Gera.
Alfredo Redaelli, proprietario del Vellutificio, scrive infatti alla Giunta comunale per chiedere di acquistare dei lotti di terreno appartenenti al Comune, compresi tra la sua proprietà e la sponda destra del Meria. Offre 2.000 lire e inoltre promette di costruire entro il 1925 un muro d’argine alto due metri e lungo oltre 300 sulla stessa sponda e in più, pagandolo per due terzi, un nuovo ponte in cemento armato in via ai Mulini. In realtà i tempi saranno molto più lunghi, ma comunque è questo l’inizio della tormentata vicenda della sistemazione e arginatura della foce del Meria, che interesserà anche i nostri futuri giardini.
Qual era il problema? Il torrente sfociava in modo irregolare in una larga area sassosa, tendendo a ogni piena a esondare e cambiare percorso. In una mappa del 1924 dell’ingegnere comunale Giuseppe Guzzi (fratello di Carlo, il fondatore della fabbrica, che invece non fu mai ingegnere) sono indicati il vecchio letto del torrente e quello più recente. Quest’ultimo è grosso modo corrispondente all’odierno, mentre quello vecchio, se immaginiamo di sovrapporlo a una mappa di oggi, avrebbe compiuto una curva verso destra prima di arrivare al depuratore, poi avrebbe attraversato in diagonale il campo sportivo e si sarebbe buttato a lago verso la parte finale del Lido.
La Gera, di conseguenza, da lì al borgo era molto più estesa. Ecco perché, cambiato percorso, Redaelli chiedeva di acquistare il terreno “incolto sterile” confinante con la sua proprietà e lasciato libero dal Meria.
Ma restiamo al 1924, un anno in cui la vicenda comincia ad assumere contorni più precisi. Intanto a livello nazionale il “liberale” Regno d’Italia ha ceduto al fascismo, che comincia subito la sua opera di trasformazione in senso autoritario dello Stato in tutte le sue articolazioni, compresi i Comuni.
Anche a Mandello sindaco, Giunta e Consiglio, che erano frutto delle precedenti elezioni comunali, vengono sostituiti provvisoriamente da un Commissario prefettizio nominato dal Governo, il ragionier Luigi Castelli. E’ a lui che si rivolge, tramite un suo incaricato, il Grande ufficiale Giorgio Enrico Falck, denunciando l’abuso di fare buche profonde, per ricavarne sabbia, sulla sponda sinistra del Meria, al confine con la proprietà Bertarelli, attuale via Maestri Comacini, ma “anche con danno delle proprietà comunali”.
Forse serve qualche dettaglio. Falck, il fondatore delle Acciaierie di Sesto San Giovanni, abitava a Milano, ma nei giorni liberi e in vacanza veniva a Mandello, dove aveva costruito in stile liberty la villa e la portineria che si affacciano tuttora su via Manzoni. Prima, però, aveva sposato Irene Bertarelli, venendo così ad acquisirne la famosa vigna, che abbiamo sempre conosciuto come proprietà Falck.
Luciano Maria Rossi - Mandello Lario
Grazie, la seguiamo e la seguiremo con interesse!
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