Il capogruppo Ivan Acquistapace: “Un onore guidare le penne nere”. Il sindaco Mauro Manzoni: “Gli alpini sanno svolgere un ruolo speciale, con grande dignità”
(C.Bott.) Cento anni di storia. Cento anni di penne nere. Varenna ha celebrato il secolo di vita del gruppo Ana, costituito il 21 febbraio 1921 grazie all’operato di due alpini reduci dai campi di battaglia della prima guerra mondiale: Carlo Greppi e Ambrogio Bernasconi.
Una celebrazione impeccabile, in perfetto stile alpino, iniziata sabato18 settembre con la tappa al cimitero di Varenna per la deposizione di un omaggio floreale in onore delle medaglie d’oro Corrado e Giulio Venini e il Silenzio intonato da Matteo Pirelli. E’ seguita la visita al cimitero di Vezio, raggiunto percorrendo il “sentiero degli Scabium”. Lì, dopo la lettura della preghiera dell’alpino, è stato reso omaggio alla tomba di Vittorio Varisco e al cippo dei caduti.
Domenica 19, dopo l’ammassamento in località Olivedo e l’arrivo dal lago del gagliardetto su una pilotina della Guardia costiera, sfilata fino alla chiesa prepositurale di San Giorgio. La messa è stata preceduta dalla cerimonia dell’alzabandiera e - sulle note della Canzone del Piave - dalla deposizione di una corona al monumento ai caduti.
Nel suo intervento il capogruppo dell’Ana varennese, Ivan Acquistapace, ha dapprima ricordato come a partire dal 1923 nel gruppo si sia costituita una fanfara alpina, fino alla fine degli anni Trenta l’unica a partecipare alle varie adunate.
“Nel 1926 - ha detto poi Acquistapace - il gruppo rende gli onori alle spoglie del capitano Corrado Venini, medaglia d’oro, traslate al cimitero di Varenna da Velo d’Astico, nel Vicentino, dove si trovavano dal 1916, anno della sua morte avvenuta sul Monte Maggio”.
Il capogruppo ha quindi spiegato che nel 1931 il sodalizio venne rifondato con la denominazione “Fiamme verdi Varenna e Perledo”, comuni accorpati a partire dal 1928 e fino al 1953. Per l’occasione fu inaugurato il gagliardetto in ricordo del tenente Bertarini, a sua volta medaglia d’oro, inserito tra i caduti varennesi.
“Nel periodo prebellico della seconda guerra mondiale - ha affermato Acquistapace - l’Associazione nazionale alpini venne militarizzata e il nostro gruppo prese il nome di “plotone di Varenna”, inserito nel Battaglione Lecco, per poi riprendere la propria denominazione nel 1947, alla ripresa dell’attività”.
Un pensiero è andato quindi agli alpini succedutisi alla guida dell’associazione: Carlo Greppi dal 1921 al 1937, Luigi Venini dal ‘37 al ’39, Franco Barbieri dal ‘39 al ’45, il reduce di Russia Vittorio Greppi, padre della madrina del gruppo, dal 1945 al ’47, Vittorio Bosone dal ‘47 al ’50, Giorgio Benini dal 1950 al ’52, Attilio Curti dal 1952 al ’59, Vittorio Varisco, attuale capogruppo onorario, dal ’59 al 2001 e Mario Fagioli dal 2001 al 2004, al quale subentrò Evangelista Corti, in carica fino al 2010.
“Avendo avuto l’onore di guidare il gruppo e di portarlo a raggiungere e a varcare la soglia dei 100 anni - ha aggiunto Ivan Acquistapace - mi chiedo sovente se i sei soci fondatori avessero anche soltanto una fugace idea del traguardo che la loro “creazione” sarebbe andata a toccare in questo 2021 e se fossero consapevoli del fatto che gli ideali su cui si basarono si sarebbero tramandati di capogruppo in capogruppo, pressoché immutati oggi come allora in ricordo in particolare dei caduti e in segno di rispetto dei nostri veci”.
Altri aspetti toccati dal capogruppo hanno riguardato la salvaguardia delle istituzioni, la disponibilità messa al servizio della vita sociale del paese, il rispetto verso il prossimo e l’attaccamento alla bandiera, “che noi amiamo - ha sottolineato - senza se e senza ma”.
Poi un riferimento al prezioso ruolo svolto dalla Protezione civile, “attività molto importante ormai radicata nel gruppo Ana, che si sta specializzando in vari settori di intervento: dalle attività di routine in occasione dello svolgimento di eventi e manifestazioni fino agli interventi in caso di episodi calamitosi, senza dimenticare l’antincendio boschivo fino ad arrivare alle ultime esperienze nella lotta al Covid-19”.
Infine due domande (“I nostri “veci” fondatori e i nostri capigruppo “andati avanti” cosa penserebbero dell’attuale gruppo Ana di Varenna? E sarebbero contenti di vedere cosa è diventato in 100 anni di attività?) e una risposta: “Sinceramente sono convinto di sì”.
Dal canto suo il sindaco, Mauro Manzoni, ha ricordato il legame antico, profondo e fecondo tra Varenna e gli alpini, confermato dall’intitolazione di una tra le principali vie del borgo a Corrado e Giulio Venini, padre e figlio, entrambi pluridecorati.
“Dal 1872, anno di fondazione delle truppe alpine, ad oggi - ha detto Manzoni - Varenna ha dato significativi contributi ai reparti di montagna dell’Esercito italiano e all’Ana, ricevendone grandi benefìci. Molte generazioni di giovani varennesi hanno potuto conoscere i due Venini, traendo da loro e da altre figure, tra le quali Ugo Merlini di Lecco, ispirazione nei decenni passati”.
“In anni più recenti - ha aggiunto il primo cittadino - la comunità e il Comune, con il supporto dei “Trittici di Varenna”, hanno voluto celebrare alcune personalità con alle spalle un passato nelle truppe alpine quali Teresio Olivelli, Giuseppe Lazzati, don Carlo Gnocchi, don Tarcisio Pigionatti e Federigo Giordano, alias “Comandante Gek”. Di loro è stato evidenziato non soltanto il coraggio sui campi di battaglia, non solo l’eroismo e l’abnegazione nei campi di prigionia o internamento fino all’estremo sacrificio, non solo il retaggio etico da loro lasciato ai posteri, ma anche soprattutto la capacità di sublimare le loro grandi sofferenze, trasformandole in un fulgido impegno civile e sociale”.
Manzoni ha altresì evidenziato i meriti del gruppo Alpini di Varenna, il suo strenuo impegno nella Protezione civile, gli innumerevoli interventi svolti al servizio della comunità nei più disparati campi, in soccorso dei più fragili, a qualunque ora del giorno e della notte.
Quindi due interrogativi, idealmente rivolti a tutti: è un caso che nella progressiva trasformazione delle forze armate italiane del dopoguerra le truppe alpine siano state conservate e operino tuttora con pieno merito, mentre quasi tutte le altre specialità militari sono state abolite o rimaneggiate? Ed è un caso che le truppe alpine, sempre più impiegate nelle operazioni internazionali di peacekeeping dell’Onu o in teatri operativi della Nato in ogni parte del mondo, compreso l’Afghanistan, abbiano saputo conquistare il rispetto e la stima delle forze armate delle altre nazioni e delle genti locali per il senso umanitario della loro presenza e azione?
“Queste domande - ha affermato - giungono in un momento in cui ci confrontiamo con tre drammatici fattori globali mai prima sperimentati quali la pandemia planetaria, il mutamento climatico e la rivoluzione digitale e cibernetica. Viviamo tutti una fibrillazione e un trambusto che rivoluzionano abitudini e comportamenti, in un mondo per lo più interconnesso e interdipendente, con epocali e dirompenti contraccolpi sulla vita di persone, famiglie, popoli, governi, stati, dovunque.
Qualcuno ha scritto che queste tribolazioni costituiscono i segni premonitori di un grande salto di civiltà nella storia umana. Figure autorevoli attestano che in questa nuova civiltà i valori prevalenti saranno quelli di equità, giustizia, cooperazione, armonia, fraternità, non violenza, pace e prosperità”.
E un ultimo riferimento alle penne nere: “In questo nuovo mutevole scenario gli alpini, che in passato sono stati capaci sia di superare grandi prove e difficoltà sia di guardare oltre, sapranno certamente svolgere un loro speciale ruolo ricco di dignità e con onore. Questo vale per tutti gli alpini italiani, ma oggi soprattutto per quelli varennesi”.
Ai festeggiamenti per i 100 anni dell’Ana di Varenna hanno partecipato penne nere di una ventina di gruppi, ciascuno con il proprio labaro, e i vertici dell’Ana di Lecco, di Como e della sezione Valtellinese.
OTTIMO reportage. Bravo Claudio Bottagisi e bravissimi gli ALPINI. 🥇🥇🥇
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