A Olcio c’era anche il capovoga Giacomo Gentili: “Il nostro sogno è rimasto dentro un cassetto che insieme, un giorno, apriremo”
Andrea Panizza e Giacomo Gentili con Giuseppe Moioli. |
di Claudio Bottagisi
Non doveva prevalere il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere. No, non doveva essere il giorno del rammarico per quel sogno infrantosi in una notte italiana di piena estate sulle acque giapponesi del Sea Forest Waterway, con una medaglia (forse addirittura quella del metallo più pregiato) sfuggita nella regata più attesa dall’Italremo ai Giochi di “Tokyo 2020”, quella del “quattro di coppia”.
Doveva invece essere una festa, perché centrare l’obiettivo della finale a un’Olimpiade è un traguardo prestigioso, indipendentemente dalla disciplina praticata. E lui, Andrea Panizza, quella finale l’ha disputata, con la grinta, la cattiveria agonistica e la determinazione che lo contraddistinguono.
Doveva essere una festa, quella organizzata dalla “Olciosportiva”. E festa è stata, bella e partecipata. C’era un po’ tutta Olcio, ieri pomeriggio al campo sportivo. C’erano i familiari e gli amici di Andrea, c’erano campioni e volti noti di ieri e di oggi del remo lariano (uno su tutti, l’inossidabile Giuseppe Moioli, 94 anni tra meno di una settimana). E c’era Giacomo Gentili, il capovoga cremonese di quella barca che per una notte ha tenuto tutti incollati davanti alla Tv. E tutti con il fiato sospeso aspettando quella medaglia che poi - maledizione - non è arrivata.
“Ma andare in finale è un onore - ha detto Paolo Ostini a nome della “Olciosportiva” - tanto più se è una finale olimpica”. “E allora - ha subito aggiunto - ci sono tutti i presupposti per fare una festa ancora più grande fra tre anni, perché i Giochi di Parigi non sono poi così lontani”.
Panizza e Gentili con i loro genitori e i familiari. |
“E’ vero, ci credevamo tutti come ci credevate voi - ha ammesso il sindaco di Mandello Lario, Riccardo Fasoli, rivolgendosi direttamente a Panizza e a Gentili - e quella lingua mostrata da Andrea prima della partenza pareva essere di buon auspicio”.
“Poi non è andata come speravamo - ha aggiunto il primo cittadino - ma non dimenticate che noi ci siamo e che ci saremo fra tre anni. Perciò date il massimo, perché l’età (Panizza ha da poco compiuto 23 anni, Gentili ne ha soltanto uno di più, ndr) e il futuro, che auspichiamo sia per voi radioso, sono dalla vostra parte”. “Giacomo è un ragazzo d’oro - ha concluso Fasoli - e Andrea è l’orgoglio di Mandello. E allora forza, Parigi vi aspetta”.
Loro, i due campioni del remo, hanno raccolto la sfida, anche se Panizza non ha certo dimenticato l’esito di quella finale che, a distanza di qualche giorno, fa ancora male. Tanto male. “Siamo arrivati quinti ma il nostro obiettivo era un altro - ha detto il vogatore di Olcio, prossimo a concedersi una meritata vacanza - Però ci riproveremo, è una promessa”.
“Qui a Mandello ho trovato un po’ la mia seconda casa - ha spiegato dopo di lui Giacomo Gentili - perché altrove non ho mai sentito il calore che ho provato qui sul vostro lago”.
Anche il capovoga del “quadruplo” azzurro non poteva peraltro esimersi dal tornare a quella finale che avrebbe potuto regalare una medaglia olimpica al canottaggio italiano. “Non siamo noi i responsabili di quello che è successo durante la regata decisiva - ha detto esplicitamente, pur con il sorriso - anche se so che all’inizio degli anni Cinquanta qualcosa di simile è accaduto pure al grande Moioli”.
Infine l’auspicio più bello: “Il nostro sogno è rimasto dentro un cassetto, che io e Andrea, insieme, un giorno apriremo, ne sono certo”.
Poi il via alla festa, con la consegna dei riconoscimenti ai due vogatori, a iniziare dalla targa donata ad Andrea dalla “Olciosportiva”. “La Olciosportiva - vi si leggeva - è orgogliosa e si complimenta con Andrea Panizza, che ha ottenuto il quinto posto nella finale olimpica di canottaggio con il “quattro di coppia” a Tokyo 2020 tenendo alto il nome dell’Italia e di Olcio nel mondo”.
A seguire, i brindisi ma anche le foto di rito, molti selfie, qualche autografo e tanti volti sorridenti. Perché doveva essere una festa. E festa è stata.
Nel servizio fotografico di Claudio Bottagisi, le immagini della festa di domenica 1° agosto in onore di Andrea Panizza e Giacomo Gentili.
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