Dopo gli assoli dei giorni scorsi dei musicisti della MACH Orchestra al Festival “Musica sull’acqua”, questa sera alle ore 22 al Molino Maufet di Villatico, frazione di Colico, con replica domani al parco delle Rimembranze di Bellano, sarà la volta del MACH Ensemble, formazione nata in seno al progetto “Musica Art Creativity Hub”, con uno specifico percorso nel repertorio della musica da camera.
Inconsueto e affascinante il luogo scelto per il concerto di stasera: risalente al 1100 e posizionato lungo il percorso dell’antica roggia Molinaria che ha origine a Fontanedo, il Molino Maufet ha una storia quasi millenaria.
Abbandonato negli ultimi decenni, è stato oggetto di recente di un processo di restauro, valorizzazione e ricerca storica che lo rende oggi una tra le attrazioni turistiche più interessanti intorno al lago, censito anche dal Fai tra i “luoghi del cuore”.
Il concerto si terrà all’aperto nello spazio antistante il mulino (si consiglia di portare un cuscino così da potersi sedere sul prato). Con l’occasione, il mulino sarà visitabile al pubblico a partire dalle ore 18 (prenotazione obbligatoria all’indirizzo e-mail info@molinomaufet.com).
Ensemble nato nel 2018, con la nascita del “Music Art Creativity Hub”, progetto formativo fiore all’occhiello del Festival, voluto da Francesco Senese e Diego Matheuz, il MACH Ensemble si è già cimentato con un repertorio di musica da camera che spazia dal barocco al Novecento, convogliando giovani musicisti di diverse nazionalità a collaborare con artisti internazionali, trai quali Moni Ovadia, Sara Mingardo e Ingrid Fliter.
Quest’anno la formazione si presenta in sestetto e ottetto per eseguire due lavori giovanili di Johannes Brahms (il Sestetto per archi in si bemolle opera 18) e di Felix Mendelssohn-Bartholdy con il suo Ottetto per archi in mi bemolle maggiore opera 20.
Il Sestetto di Brahms, composto tra il 1858 e il ’60, è la sua prima grande partitura di musica da camera, caratterizzata dall’equilibrata costruzione formale, dal recupero della tradizione classica e dallo stile sereno e amabile. Lui stesso lo definì una delle cose migliori che avesse scritto.
Aveva appena 16 anni, Mendelssohn, quando compose l’Ottetto opera 20 nel 1825, ma nonostante la giovanissima età questa partitura si presenta come un piccolo gioiello musicale, che dimostra la precoce maturità del musicista.
A ogni esecutore viene richiesto un impegno non indifferente: come si legge nell’indicazione apposta dal Mendelssohn nella partitura autografa, ciascuno deve suonare “nello stile di un'orchestra sinfonica”, con un impegno pressoché paritetico fra tutti gli strumenti.
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