Imprenditore illuminato, interpretava al meglio il desiderio di vivere, la tenacia nella prova e la generosità nel donare. Quei pellegrinaggi in occasione della ricorrenza della Madonna di Biandino, ogni anno il 5 agosto
Carlo Beri |
di Claudio Redaelli
“Come rosa alpina che si abbarbica alla roccia e sfidando il rigore dell’inverno, il peso della neve e il gelo, ogni anno al sole d’estate rifiorisce, tale è la devozione del popolo introbiese per la sua Madonna di Biandino. Sempre viva tra le insidiose vicende della vita e le inevitabili crisi che la fede conosce, ogni anno il 5 agosto esplode in un tripudio di rinnovato fervore. Là ciascun introbiese riscopre la sua identità cristiana che nella tradizione dei padri affonda solide le sue radici, e nel nome e nella devozione a Maria costantemente si rinnova”.
Lo si legge nelle pagine introduttive di un libro dato alle stampe a metà anni Ottanta del secolo scorso dalla parrocchia valsassinese di Introbio in occasione del centocinquantesimo anniversario della ricorrenza della Madonna di Biandino, celebrata appunto il 5 agosto di ogni anno nel ricordo di un voto che gli introbiesi fecero alla Vergine nel lontano 1836 per essere liberati dal colera.
Ogni anno, appunto. E sarà così anche in questa estate 2021, quando in tanti presumibilmente saliranno in processione da Introbio affrontando qualche ora di aspro cammino e, una volta a destinazione, assisteranno sul pendio del pascolo alla celebrazione della messa all’aperto.
Un pellegrinaggio certo anche faticoso, quello che si tiene nel giorno della Madonna della neve, ma ripagato dalla beltà del paesaggio attraversato e dall’incanto del luogo di destinazione.
Un pellegrinaggio che riporta alla memoria di chi scrive la fulgida figura di Carlo Beri, imprenditore di Primaluna (dove fu anche pubblico amministratore e in particolare sindaco dal 1980 al 1985) scomparso tragicamente un giorno di fine giugno del 2012. Un grande uomo, un autentico appassionato della politica. E un generoso.
Era molto legato alla sua meravigliosa famiglia, Beri. A sua moglie Michelina e ai figli Giusi, Claudio e Marco. Amava il lavoro (a Primaluna era titolare di un’avviata azienda per la lavorazione del legno) e la montagna. Proprio quella sua passione per i sentieri e per le cime lo portava a unirsi ogni anno ai pellegrini soliti salire alla Madonna di Biandino.
Quante salite, con lui al mio fianco! Quanti 5 agosto indimenticabili con un amico che interpretava al meglio il coraggio di vivere, la tenacia nella prova e la generosità nel donare, qualità che in vari campi d’azione sapeva tradurre in atti concreti.
Partecipava alla vita della comunità, sapeva dire, sentire, ascoltare. Sapeva entrare in relazione con tutti e sollecitava a fidarsi della Provvidenza, “che - amava dire - non lascia mai nulla al caso”.
Un uomo buono, rispettoso e di fede. Un autentico piccolo mondo di ricchezza interiore, di saggezza e di valori profondi, gli stessi che Carlo Beri sapeva esprimere e “interpretare” al meglio.
La storia della sua azienda di Primaluna era del resto, insieme, quella di un uomo geniale e di una ditta che in tanti decenni di attività era riuscita a conquistarsi un posto di prestigio non soltanto nel panorama dell’imprenditoria nazionale ma anche in campo internazionale.
“Siamo partiti nel 1957 a Introbio - era solito ricordare - e sembrava quasi una scommessa. Pochi anni dopo eravamo già nella sede di Primaluna. La scommessa era vinta e lavoro ce n’era davvero tanto! Poi, col passare degli anni, la nostra azienda è diventata una sorta di osservatorio privilegiato per seguire le trasformazioni intervenute nel comparto produttivo valsassinese”.
Beri fu il testimone e il protagonista di una tradizione fornitrice di un prodotto tra i più efficienti proprio a livello internazionale, l’indicatore preciso dei valori sui quali la sua azienda era stata costruita. Una sorta di distillato della sua esperienza, con una storia - la sua - capace di travalicare quella imprenditoriale perché frutto di una vita di fatiche e di ascolto, di aspirazione e di coraggio.
Poi il suo impegno in tante bellissime realtà, a partire dalla Cooperativa “Le Grigne” sorta proprio a Primaluna per dare aiuto e speranza ai portatori di handicap e ai loro familiari. E ancora il prezioso ruolo da lui svolto all’interno della Comunità montana della Valsassina, dove seppe mettere a frutto la maturità che gli derivava dall’aver percorso un itinerario sempre alimentato da un intuito significativo, da un interesse profondo verso i problemi e le esigenze reali della sua gente, dalla ricerca assillante di soluzioni che potessero aiutare a risolverli.
Sono passati nove anni da quel triste giorno di fine giugno del 2012. Carlo Beri ci manca. Ci manca il suo esempio di uomo libero e liberatore di energie anche intellettuali. Ci mancherà ancora di più tra qualche giorno, il 5 agosto, quando con il pensiero saremo idealmente con lui, una volta di più, alla Madonna di Biandino, lungo quelle mulattiere tante volte percorse fianco a fianco fino a raggiungere la meta, per una preghiera da affidare a Maria in una indimenticabile giornata di svago.
Nessun commento:
Posta un commento