21 marzo 2021

Da Mandello alle case di riposo. Le “porte degli abbracci” si aprono sugli affetti più cari

A realizzarle è l’imprenditore Alberto Magatti. La prima è stata donata alla Rsa di Ardenno, in provincia di Sondrio


 

(C.Bott.) Le hanno chiamate “porte degli abbracci” e il significato è subito spiegato. Così come ogni normale porta consente di accedere a un locale, o comunque a un qualsiasi spazio, queste si aprono, o per meglio dire si spalancano, sugli affetti più cari dunque più veri, sui sorrisi e, appunto, sugli abbracci. Quelli tra una madre o un padre e la propria figlia o il proprio figlio, quelli tra una nonna o un nonno e i propri nipoti. Più genericamente, quelli tra un anziano e i suoi familiari.

Gli anziani sono quelli accolti nelle Rsa, costretti dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria a non vedere per giorni, quando non per settimane, i propri familiari, appunto impossibilitati ad andarli a trovare per scongiurare i contagi e dunque chiamati per così dire ad accontentarsi di sporadiche visite, comunque con una fredda vetrata a dividerli, o ad altrettanto saltuarie videochiamate.

Le hanno battezzate “porte degli abbracci” perché consentono di tornare a far sentire appunto a un anziano il calore di un abbraccio materiale e non soltanto ideale, un abbraccio che può allungare la vita e renderla in ogni caso più serena.

A realizzarle, da qualche mese a questa parte, è un’azienda di Mandello Lario, la “C.M.M. Lab” in attività fin dai primi anni Cinquanta, specializzata in meccanica di precisione. Da quattro decenni ne è titolare Alberto Magatti, 56 anni, che l’esperienza del “distacco” forzato l’ha vissuta in prima persona lo scorso anno, dunque in piena emergenza, con sua madre ospite alla casa di riposo del paese.



“All’interno della struttura ho trovato professionalità, disponibilità e sensibilità - dice - ma non è stato facile non poter incontrare mia mamma Alba quando e come avrei voluto. Lo scorso 1° dicembre, poi, lei purtroppo se n’è andata e così, anche in suo ricordo, ho pensato alla “porta degli abbracci”, proprio con l’intento di restituire agli ospiti delle case di riposo e ai loro familiari un po’ di quel calore umano che l’emergenza sanitaria ha inevitabilmente tolto a molti di noi”.

Potendo contare sull’apporto e sull’efficace collaborazione dell’ingegner Marco Tarabini e di Renato Zucchi, Magatti ha realizzato quella singolare porta, consistente in un telaio e naturalmente in un telo di un apposito materiale plastico idoneo alla sanificazione.

E’ anche andato oltre, l’imprenditore mandellese. Ha cioè fatto collaudare la porta da una società di Reggio Emilia e il collaudo è perfettamente riuscito, tanto che l’esito ha stupito lo stesso tecnico che l’ha effettuato.



In febbraio la sua prima “porta degli abbracci” è stata donata alla casa di riposo “San Lorenzo” di Ardenno, primo paese della Bassa Valtellina, dove tra l’altro nel 2020 un’ospite centenaria aveva sconfitto per ben tre volte il Covid. Era seguita la realizzazione di altre porte analoghe, vendute a varie residenze per anziani del territorio, e prossimamente una verrà consegnata e installata alla Rsa di Vendrogno.

Di questi giorni è poi l’accordo siglato dalla “C.M.M. Lab” con un’azienda farmaceutica del Milanese per altre dieci “porte degli abbracci”, che saranno poi donate dall’azienda stessa ad altrettante case di riposo.

4 commenti:

  1. Complimenti a tutti...Vi regalo il mio affettuoso abbraccio e la mia preghiera.Il Signore che tutto vede e conosce vi benedica

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  2. Il Padretermo dovrebbe far entrare nella testa dei suoi ministri (uno dei quali è presidente della Casa di Riposo di Mandello) di operare veramente come ministro di DIO e pensare di più a tutti gli ospiti anziani (malati e non) piuttosto che predicare bene in chiesa e razzolare molto male fuori dalla chiesa (questo mio commento è del tutto personale).

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    1. Vero razzolato così male che la Casa di Riposo di Mandello è stata l'unica in Lombardia a non avere morti durante la prima ondata. Evidente preferite gli abbracci ad avere ancora i vostri cari vivi.

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  3. Infatti mia madre è deceduta il 14 Aprile 2020 e certamente non per COVID ma certamente di crepacuore perché non ha più visto i propri figli, compreso il sottoscritto, per un mese consecutivo ed essendo, hai me, stata da noi abituata alla nostra presenza tutti i giorni dell'anno, mattino, pomeriggio e sera, il COVID non se l'è portata via grazie all'ottima gestione della RSA, ma il suo cuore non ha resistito a questa inumana gestione.
    Poi chissà perché viene nominata solo la prima ondata e non viene detto quanto il COVID ha fatto nella seconda ondata....... Meglio chiuderla qui perché altrimenti ci sarebbe da litigare di brutto. Ci tengo sempre a precisare che questo mio discorso è del tutto personale.

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