15 febbraio 2021

I 100 anni della Moto Guzzi. Umberto Todero, una vita da tecnico e da progettista

Alla sua morte, avvenuta nel febbraio 2005, un sito motociclistico scrisse: “Addio a un uomo che nella sua speciale semplicità ha insegnato tanto, soprattutto a coloro i quali hanno saputo ascoltarlo”

Umberto Todero, classe 1922.

 

di Claudio Bottagisi

Una vita da tecnico e da progettista, una vita per la Moto Guzzi. Umberto Todero, origini friulane, classe 1922, alla Casa motociclistica di Mandello quest’anno al traguardo del centenario entrò alla fine degli anni Trenta, appena diciassettenne, assunto come disegnatore.

“Già si coronava un mio sogno, perché entrare nello stabilimento di via Parodi per me, patito di motori, era come toccare il cielo con un dito”, ebbe a dire un giorno Todero, che dopo la guerra e gli anni del servizio militare nel 1948 si vide affidare da Carlo Guzzi l’incarico che avrebbe cambiato il corso della sua carriera di progettista.

Con l’ingegner Giulio Cesare Carcano e con Enrico Cantoni, Todero divenne parte di quello staff tecnico cui si devono le prestigiose “ due ruote” degli anni Cinquanta e la mitica Otto cilindri, il top dal punto di vista dell’evoluzione tecnica, la motocicletta con cui nel ‘57 Bill Lomas conquistò il record mondiale di velocità con partenza da fermo.

Quel primato resistette per quasi trent’anni e fu battuto soltanto nella seconda metà degli anni Ottanta, per pochi centesimi di secondo, da una Honda tre cilindri con motore a due tempi.

“I successi sportivi della Guzzi - spiegò Umberto Todero un giorno di marzo del 1990 in un suo intervento al Panathlon club Lecco - furono una dimostrazione di forza per l’affermazione sul piano tecnico. Basti ricordare le grandi vittorie al Tourist Trophy del ’35 con Stanley Woods nelle classi 250 e 500 cc. Fu la Moto Guzzi la prima marca non inglese ad affermarsi in questa difficilissima gara e proprio per quell’affermazione si presentò ancora con motocicli rivoluzionari per l’epoca avendo installato e sperimentato con successo la sospensione elastica posteriore dei telai”.

“Quella fu una soluzione tecnica che destò molto scalpore e ottenne favorevoli apprezzamenti - aggiunse - tanto che, a distanza di un anno, molte case motociclistiche adottarono sistemi elastici posteriori, sia pure di differente concetto costruttivo, ma studiati proprio sul principio indicato dalla Guzzi”.

Todero al museo storico della Moto Guzzi.

 

Todero parlò in quella sede anche della altrettanto mitica galleria del vento per lo studio delle forme aerodinamiche delle carenature adottate dalla moto da corsa e per il rilevamento delle forze dinamiche che gravavano sul veicolo.

Poi, tornando alle prestigiose affermazioni sportive della Casa dell’Aquila, non mancò di sottolineare che “artefici dei tanti risultati auspicati da Giorgio Parodi furono sia i corridori sia i tecnici della Guzzi”.

Il ’57 è l’anno che segna l’abbandono delle gare di velocità da parte della Guzzi come di altre Case motociclistiche italiane, ma è anche l’anno in cui la direzione dello stabilimento mandellese decise di puntare su Todero per lo studio e la sperimentazione di motocicli di serie, nonché dei motocicli speciali per impieghi fuori strada, per l’Esercito e per i Paesi stranieri.

A partire da quello stesso anno Umberto Todero fu chiamato a rappresentare la società nei collaudi ufficiali dei prodotti per gli enti militari, nelle omologazioni dei veicoli di serie presso il Centro prove automotoveicoli della Motorizzazione civile e nel gruppo lavoro “Cuna” sull’inquinamento atmosferico dei motoveicoli.

Umberto Todero (a destra) in una foto che lo ritrae con l'ingegner Giulio Cesare Carcano.


Nel ’75 Todero fu nominato maestro del lavoro e nell’89 tagliò il traguardo delle sue “nozze d’oro” con la Moto Guzzi, “azienda a cui ha dedicato senza risparmio - come ebbe a scrivere l’allora amministratore delegato Paolo Donghi - le sue energie: di giovane tecnico prima, di esperto responsabile in seguito e quindi di straordinario, impareggiabile maestro”.

“Cinquant’anni di lavoro - scrisse in quell’occasione un settimanale locale - Pensate a quante burrasche ha dovuto affrontare il nostro Todero in circa 18.000 giorni di lavoro! Nulla ci vieta di attribuire a lui il fioretto della costanza, della fermezza e della perseveranza. E senza dimenticare la modestia nell’operare a tutti i livelli, unita alla naturale ambizione di riuscire a dare un prodotto di classe che non poteva assolutamente disgiungersi dalla qualità per una marca di altissimo prestigio”.

Umberto Todero morì nel febbraio 2005 all’età di 82 anni. E un sito motociclistico in quella circostanza scrisse: “Addio a un uomo che nella sua speciale semplicità ha insegnato tanto, soprattutto a coloro i quali hanno saputo ascoltarlo e hanno avuto l’onore di conoscerlo e di apprezzarlo, sempre e comunque”.

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