Commozione a Mandello al rito funebre celebrato nell’arcipretale di San Lorenzo. Le parole del parroco don Giuliano, il ricordo delle nipoti e dentro la chiesa le note di due canzoni
di Claudio Bottagisi
Amava la musica, anzi la adorava. O viceversa, perché in fondo il concetto non cambia. E anche la musica gli ha tributato oggi pomeriggio l’ultimo saluto, dapprima con le note dell’organo della chiesa di San Lorenzo, poi con il brano O mio Signore portato al successo da Edoardo Vianello a metà anni Sessanta. A eseguirlo Michelino Peluso, compagno di tante avventure canore di Giuseppe Bartesaghi, mandellese, morto all’età di 86 anni.
Subito dopo, dentro l’arcipretale sono state diffuse le note di Solo grazie, la canzone con cui l’ex religioso francescano Giuseppe Cionfoli si presentò a Sanremo nel 1982, per l’occasione interpretata da Vittorio Grilli, a sua volta accanto a “Peppino” in numerose esibizioni canore.
“So che l’amicizia e l’allegria appartenevano a Giuseppe”, ha detto all'omelìa don Giuliano Zanotta. Riferendosi alla passione di Bartesaghi per la fisarmonica, il parroco della comunità pastorale di Mandello ha subito aggiunto: “Chi suona è sempre bene accetto al Signore e anch’io la musica l’ho nel sangue, perciò so bene quanto sia bello vivere dentro un’armonia”. “E l’armonia dell’amore - ha affermato il sacerdote - è quella dentro la quale il Signore ci sollecita a vivere”.
Quindi alcuni passaggi di catechesi (“Dio è più grande del nostro cuore e noi ci fidiamo di lui perché il Signore è misericordioso”) e un altro pensiero indirizzato a Peppino: “E’ stato un uomo vero, in lui non c’era falsità e non a caso aveva bene interpretato il concetto secondo cui noi dobbiamo saper servire, amare e rallegrare”.
Introducendo la sua omelìa don Giuliano aveva dato lettura del messaggio inviato da Hong Kong da padre Mario Marazzi, amico di Peppino. “Caro Giuseppe - aveva scritto il missionario - è con commozione che ti mando questo ultimo saluto. Penso al dolore di tua moglie e dei tuoi familiari, penso a te che sei stato parte della mia vita negli anni giovanili. Ricordo con piacere le gite in bicicletta, il tuo impegno per allietare i nostri incontri con la fisarmonica e il soggiorno degli anziani alla casa di riposo con la musica e i canti”.
E più avanti: “Grazie per aver fatto da postino per tanti anni, portando in giro per Mandello e Abbadia Lariana le mie annuali lettere da Hong Kong. Chiedo al Signore che dal freddo isolamento dell’ospedale e dall’oscurità della morte ti faccia splendere al calore della sua luce”.
Appena sotto i gradini del presbiterio la bara di Bartesaghi. Sopra, un cuscino di fiori e la sua fotografia, davanti una delle sue fisarmoniche. E a lui, prima della fine del rito, si sono rivolte due sue nipoti. “Non dimenticherò mai nulla di te, nonno… Non dimenticherò le tue mani tra le mie, non dimenticherò quando venivi a prendermi all’asilo…”, ha detto Martina. E ancora: “Sei stato un grande, nonno, e non mi hai mai fatto mancare niente. Com’è difficile ora senza di te, ma tu da lassù guardami e proteggimi”.
Carla si è invece rivolta a “nonno Pepo” con le parole della lettera indirizzata a lui dal fratello Luigi e scritta nei giorni di fine anno: “Non puoi immaginare cosa vuol dire per tutti noi non averti qui in queste feste natalizie. Tu, che eri il capo di tutta la compagnia, l’organizzatore che metteva tutti di buonumore… In quanti si chiedono cos’è capitato ed è impossibile spiegarlo perché nessuno ci vuol credere! A nome di tutti gli amici ti do il mio arrivederci”.
Fuori dalla chiesa, al termine delle esequie, ancora commozione e ancora dolore. E quando il feretro si allontana un amico saluta Peppino per l’ultima volta, china il capo, piange e gli fa “ciao” con la mano.
La musica la scegli e ti sceglie ... quando combaciano le due cose è L’ apoteosi... grazie Claudio di questo bel ricordo.
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