L’ex parroco di Abbadia Lariana: “Di lui ho apprezzato il carattere forte nel portare a termine scelte importanti e rischiose nel tentativo di formare autentiche comunità cristiane”
Don Alfredo con don Vittorio nel 2017 nella chiesa di San Lorenzo ad Abbadia Lariana.
(C.Bott.) Nell’estate 2017, in occasione del venticinquesimo di ordinazione, lui era parroco di Abbadia Lariana e in quella veste aveva affiancato don Alfredo Nicolardi all’altare della parrocchiale di San Lorenzo unitamente a don Tullio Salvetti, a sua volta già parroco in paese. Ma di lui don Vittorio Bianchi, origini mandellesi, attualmente a Visgnola di Bellagio, aveva per così dire sentito parlare per la prima volta nel 2000, quando il sacerdote morto a Como la sera dell’ultimo dell’anno per le conseguenze del Covid era stato nominato parroco di Garzeno e Catasco, nella valle dell’Albano, lungo la strada che da Dongo sale al passo di San Jorio collegando l’Alto Lario con la Valle Mesolcina.
“Conosco bene quei luoghi - ricorda don Vittorio - e da amici rammento di avere avuto confidenze sul conto del loro nuovo parroco don Alfredo: espressioni positive, a volte dettate dalla contentezza e dall’amicizia, espressioni del tipo l’è vun di nòster”.
“Don Alfredo è stato un prete contento della sua missione - osserva l’ex parroco di Abbadia - Simpatico, semplice, aperto alle necessità di coloro che incontrava. Di persona l’ho conosciuto quando, da vicario foraneo mentre ero a Cermenate, ho preparato la sua entrata nella nuova parrocchia di Caslino al Piano. In quell’occasione era nata un’amicizia grande. Abbiamo concertato insieme importanti risoluzioni: la realizzazione del nuovo oratorio, le feste in onore di Sant’Anna, patrona della parrocchia e santuario di notevole richiamo nella zona”.
“Avevo notato il suo carattere forte e determinato nel portare a termine scelte importanti e rischiose - aggiunge don Vittorio - nel tentativo di formare autentiche comunità cristiane. Alcuni vicari cooperatori che nel tempo hanno svolto la loro missione nella parrocchia San Martino di Rebbio avevano stabilito di costituire un’associazione con lo scopo di trovarsi almeno una volta all’anno per raccontare gioie e sofferenze e, insieme, condividere varie attività apostoliche. La conclusione avveniva in un ristorante, gambe sotto il tavolo. Qui ricordo la schietta ilarità e condivisione di don Alfredo nella partecipazione amichevole al caposaldo della fraternità sacerdotale”.
Poi i riferimenti ai suoi trascorsi ad Abbadia Lariana: “Ricordo ancora il suo attaccamento al luogo e alla parrocchia di origine. Quando ci visitava con i ragazzi e gli amici esprimeva felicità nel mostrare le peculiarità paesaggiste e culinarie esistenti. Poche volte ha mancato di partecipare, pur se brevissimamente e impegni pastorali permettendo, alla festa di Santa Apollonia e, in estate, a quella di San Lorenzo. Poi il bagno al lago, il suo lago”.
E un ultimo pensiero: “Ricordo ancora l’eccesivo e commosso ringraziamento per la festa che gli abbiamo organizzato proprio ad Abbadia per la celebrazione del venticinquesimo anniversario della sua consacrazione presbiterale. Ma oggi siamo noi a dovergli dire grazie”.
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