09 dicembre 2020

Bruno Ruffo, il pilota della Moto Guzzi “che non ha potuto vincere il Tourist Trophy”

Classe 1920, veronese, avrebbe compiuto oggi 100 anni. Fu il primo italiano ad aggiudicarsi una gara iridata

Bruno Ruffo nel difficilissimo circuito dell'Ulster, dove si impose nel 1951.


(C.Bott.) L’anno del centenario è alle porte, ma se per il secolo di vita della Moto Guzzi occorre attendere il 2021 già questo 2020 si caratterizza per un ideale compleanno che tra l’altro si lega sempre alla storia gloriosa dell’Aquila. Proprio oggi, 9 dicembre, avrebbe infatti compiuto 100 anni Bruno Ruffo, originario di Verona, con Omobono Tenni, Guido Mentasti e altri uno tra i migliori piloti della Casa motociclistica di Mandello.

Classe 1920, Ruffo fu il primo pilota italiano a vincere una gara iridata. Esordì all’età di soli 17 anni a bordo di una Miller, per essere poi distolto dalle competizioni a causa della parentesi bellica.

Dopo aver partecipato alla campagna di Russia come autiere, tornò alle corse da “privato” con l’Albatros e iniziò a collezionare nella classe 250 una serie di successi che lo portarono a diventare uno dei piloti ufficiali della Guzzi.

Campione italiano di seconda categoria nel 1946, vinse il Gran premio delle Nazioni del ’48 e nello stesso anno conquistò sulla pista di Monza ben 19 record mondiali. Nel ’49 e due anni più tardi si aggiudicò il titolo tricolore e quello mondiale con il Gambalunghino. Nel 1951 vinse anche il Gran premio di Francia e all’Ulster, in Irlanda del Nord, “con uno stile di guida irruento e istintivo - scrisse Mario Colombo nel suo libro Moto Guzzi - che lo fa paragonare a quello di Omobono Tenni”.

Ruffo, veronese, diede alla Guzzi il primo titolo mondiale nel 1949.

 

Sempre nel ’51, anno in cui la Guzzi tornò alle corse in modo ufficiale dopo un anno in cui la Casa dell’Aquila aveva deciso di non partecipare alle competizioni pur affidando le sue motociclette ad alcuni tra i migliori piloti dell’epoca, nel Gran premio delle Nazioni Bruno Ruffo stabilì a Monza il record della giornata a 171,330 di media.

Avrebbe certamente proseguito nella sua scia di successi, Ruffo, senza due gravi incidenti di cui fu vittima nel ’52 e nel ’53, che lo costrinsero ad abbandonare l’attività agonistica.

Il suo nome figura tra quelli dei piloti che si affermarono - come già ricordato - con l’Albatros, elenco che comprende i migliori nomi dell’epoca. Divenuta nel dopoguerra la macchina ufficiale della Guzzi per le competizioni più importanti, l’Albatros aveva un motore monocilindrico con asse a camme in testa, il carter in electron, il telaio a struttura mista in acciaio e idronalio, cambio a 4 marce, ruote in alluminio con freni laterali in electron da 200 mm sia davanti sia dietro.



“Al Tourist Trophy del 1952 - ebbe a scrivere sempre Mario Colombo - la Guzzi si era presentata con una squadra molto agguerrita. Enrico Lorenzetti era il pilota numero uno, Fergus Anderson correva “in casa” ed era il beniamino del pubblico. Inevitabilmente l’ordine di scuderia stabiliva che Anderson avrebbe dovuto vincere, seguito da Lorenzetti e quindi da Ruffo. Ruffo accettò senza discutere una situazione che gli riservava il ruolo di rincalzo, ma una volta in gara spinse al massimo e staccò tutti, persino i compagni di squadra, rimanendo al comando fino all’ultimo giro. Finita la sfuriata, rispettò la tattica predisposta e rallentò vistosamente per farsi superare dai favoriti della propria marca. La manovra non sfuggì al pubblico competentissimo dell’Isola di Man né ai commentatori sportivi. E il giorno dopo un giornale uscì con questo titolo: Ruffo, l’uomo che non ha potuto vincere il Tourist Trophy”.

Giova ricordare, in conclusione, che la Guzzi battè a più riprese vari record mondiali con moto derivate dalla motoleggera tipo 65. Complessivamente vennero stabiliti 27 primati e tra i piloti protagonisti di quei record vi era appunto Ruffo, scomparso nel febbraio 2007 e che oggi avrebbe tagliato come detto un altro grande traguardo, quello dei 100 anni. A lui nel 2009 è stato dedicato un monumento voluto e donato dal figlio Renzo e collocato in piazza delle Pasque veronesi a Verona.

Il monumento dedicato a Bruno Ruffo in piazza delle Pasque veronesi a Verona.

 

Nessun commento:

Posta un commento