Si dedicava agli altri, amava il canto e le piaceva tantissimo cucinare. E in frazione Olcio era un riferimento in particolare per le persone sole
Gisella Invernizzi Fasoli, classe 1930. |
(C.Bott.) E’ morta a Mandello Gisella Invernizzi Fasoli. Lo scorso mese di aprile aveva compiuto 90 anni, festeggiata da familiari e amici nella sua casa in frazione Olcio, dove abitava.
Originaria di Blevio, trascorse lì i primi anni della sua vita. Vennero poi gli anni della guerra e con la famiglia (suo padre era chef al “Villa d’Este”) il trasferimento sulla sponda lecchese del Lario, appunto a Olcio. Madre di tre figli (Giorgio, Cleofe e Fabiola), sposò Luigi Fasoli.
A ricordarla e a tratteggiarne con commozione la figura e la personalità è Massimo Gilardoni.
L’amicizia esiste anche tra persone di generazioni diverse, eccome se esiste. Io l’ho sperimentato in questi quasi 35 anni in cui ho frequentato la casa della Gisella. Sì, la Gisellla, bastava dire il suo nome e subito tutti, a Olcio e anche fuori, capivano a chi ci si riferisse.
Una donna forte, tenace, “combattiva”, una gran “rompiscatole”, diciamolo pure, pignola e di grande schiettezza. Insomma non te le mandava a dire, ma una donna con tanta tanta umanità.
La ricordo con commozione: un’amica con 40 anni di più, è vero, ma un’amica che si preoccupava anche della mia salute, insisteva che io facessi determinati esami se capitava che non stessi bene e che mi ha voluto molto bene.
Essendo coetaneo dell’ultima dei suoi tre figli, Fabiola, ho iniziato da giovane a frequentare la sua casa, in cui non mancavano scambi di opinioni anche accesi che, grazie alla sua voce imponente, non erano certo discreti o ovattati.
Ho abitato anche 5 anni in una porzione di casa proprio a fianco della sua e quante volte l’ho sentita cantare. Il canto in generale era una delle sue grandissime passioni e l’ascolto di opere liriche ha fatto parte della sua vita. Quanto cantare ha fatto!
Grazie a un timbro vocale particolare, cantava ogni qualvolta ce ne fosse l’occasione: in casa, in chiesa, durante gite, in occasione di festeggiamenti - familiari e non - e ovunque vi fosse una compagnia di persone.
Negli ultimi anni la mia frequentazione era quasi quotidiana, per me era una tappa spontanea. Mi piaceva andare a trovarla, aveva sempre qualche aneddoto, qualche argomento di cui parlare: il cibo che preparava e talvolta mi regalava, era sempre abbondante e di prima scelta.
Saper cucinare varie pietanze era un’altra delle sue grandi passioni e anche ultimamente, seppur con fatica, non cedeva e preparava sempre differenti portate anche se viveva sola. Ne preparava in abbondanza, cuciva e leggeva tantissimo: il quotidiano “La Provincia” di Como era la sua lettura tutti i giorni, ci teneva ad avere l’edizione di Como perché era orgogliosa di essere nata e di aver vissuto per qualche anno a Blevio, appunto vicino a Como.
Era interessata alla lettura di riviste mediche, di cucina e alla visione di documentari. Amava scrivere una ricetta dettata in Tv per poi sperimentarla di persona, magari con qualche modifica personale. Era il segno di non voler appiattirsi a una vita monotona, ma di voler scoprire sempre qualcosa di nuovo: nella sua quotidianità non vi era molto spazio per il far nulla.
Oltre a queste caratteristiche che io ho vissuto voglio però sottolineare l’aiuto al prossimo che ha sempre dato finché ha potuto. La presenza alla “Nostra Famiglia” o alla casa di riposo di Mandello per aiutare gli anziani ospiti, i 20 anni trascorsi al Soccorso degli alpini e forse altre situazioni che io non conosco, ma certamente a Olcio, e non solo, in molti hanno chiesto e ottenuto il suo aiuto per una puntura, per la misurazione della pressione o per aiutare a lavare un infermo, o magari per una medicazione.
Stiamo parlando degli anni in cui non vi era tutto il servizio a domicilio che vi è ora e ci si basava sull’aiuto, sulla benevolenza degli altri, questo tengo a sottolinearlo.
La Gisella c’era, con il suo sorriso gioviale, il suo carattere aperto, il suo altruismo, la Gisella c’era e se prendeva l’impegno non vi era Natale o Pasqua che le impedisse di assolverlo.
Io stesso l’ho sperimentato per i miei nonni. Alcune persone sole in paese l’hanno avuta come punto di riferimento fino alla loro morte, persone con varie patologie, anche gravi, che potevano contare sulla sua presenza quotidiana e anche più volte al giorno.
Ultimamente il ricovero ospedaliero per due mesi sembrava la portasse alla fine, ma le cure, la tenacia e la voglia di vivere hanno fatto sì che Gisella tornasse a casa: ancora lucidissima, di impeccabile memoria, è stata accudita dai figli che hanno sicuramente avuto tanta pazienza per accondiscendere a molti suoi desideri: dal letto “comandava” ancora come sempre.
Andavo a trovarla e il discorso principale erano le ricette e cosa mangiare: una cosa incredibile! E bisognava cucinare come diceva lei. Non si poteva non ridere.
Ricordo che una sera si è fatta portare sul letto tutta la carne surgelata che aveva fatto acquistare per poter scegliere quale e come cucinarne un pezzo per il giorno seguente. La Gisella era così.
Ho scritto questo ricordo in modo spontaneo perché credo che la spontaneità sia la miglior virtù per ricordare una persona a cui hai voluto bene: chiedo scusa se ho tralasciato qualche notizia che potesse “raccontare” ancora la “Gis”, ma il momento, nonostante avesse 90 anni, per me è molto triste. Ho perso una grande amica. Ciao Gisella, mi mancherai tanto.
Massimo Gilardoni
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