Anche Lierna ha celebrato ieri, seconda domenica di novembre, la giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. Questo il discorso commemorativo pronunciato per l’occasione dal sindaco, Silvano Stefanoni:
Agli alpini, ai rappresentanti delle forze armate e a tutti i concittadini il mio più caloroso saluto. Oggi siamo riuniti a rievocare, come ogni anno in questo periodo, la fine di una sanguinosa guerra mondiale, che ha fatto molte vittime, a non dimenticare i nostri caduti di ogni conflitto e a rinnovare impegni di pace e unità nazionale.
Quest’anno però non possiamo solo ricordare chi ha perso la vita nelle operazioni belliche mondiali, ma anche chi ci ha lasciato a causa di un nemico insolito, ma nello stesso tempo altrettanto pericoloso e mortale, che continua a minacciare il benessere, le certezze e il futuro di molte famiglie e categorie professionali e sociali.
Infatti nel 2020 è doveroso ricordare anche chi ha perso la vita per la virulenza di un piccolissimo e invisibile virus e chi, nel tentativo di salvare vite umane, ha perso la propria per lo stesso Covid-19, perché quella che abbiamo affrontato e continuiamo ad affrontare la possiamo considerare senza ombra di dubbio una guerra per il numero di vittime e per chi ha molto sofferto nel corpo e nello spirito.
Una guerra che stiamo combattendo senza l’aiuto delle armi tradizionali e senza la possibilità di vedere dove si trovi il nemico. Abbiamo così scoperto, e continuiamo a sperimentarlo ogni giorno, che potevamo e possiamo farcela soltanto se rimaniamo uniti nell’osservanza delle disposizioni e se nel nostro agire pensiamo prima agli altri, anche con sacrifici personali.
Mi piace a questo punto citare tanti medici, infermieri e volontari che silenziosamente, con gesti di eroismo quotidiano, hanno rappresentato e continuano e continueranno a rappresentare per sempre l’italiano autentico e generoso ai nostri occhi, a quelli dei nostri figli, della vecchia Europa e del mondo intero.
E tra queste persone, che quest’anno si sono messe in gioco per la collettivià , mi sento di menzionare gli alpini liernesi, la Protezione civile, la Pro loco e tutte le associazioni del nostro territorio, il parroco don Marco, il dottor Carlo Santini, i commercianti e le attività produttive, che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza e hanno contribuito in diversi modi a soddisfare le varie necessità: dalla fornitura di beni primari, di farmaci, di sostegno morale e di assistenza sanitaria, fino a donazioni e alla consegna alle famiglie di mascherine.
Tutto ciò ha certamente concorso a ridurre il numero di contagi finora a Lierna e a loro, con orgoglio e stima, va il mio grazie personale, quello dell’amministrazione comunale e, mi sento di dire, quello di tutta la cittadinanza.
In primavera, quando le nostre strade erano avvolte da un silenzio assordante, quando abbiamo capito cosa vuol dire essere “prigionieri” in casa, condizione quotidiana di molte persone che vivono un’invalidità grave, temporanea o permanente, quando abbiamo dovuto rinunciare alle nostre abitudini e al nostro lavoro nella formula tradizionale, abbiamo ben compreso il valore di essere una collettività, di essere responsabili della vita altrui, di avere un obiettivo comune: il bene non personale, non della propria famiglia, ma di tutti.
Poi quando abbiamo potuto ancora frequentare amici e parenti, riprenderci un po’ della nostra quotidianità fatta di tempo libero e di attività produttive, pur avendo nel cuore l’amarezza di chi ha sofferto o a perso la vita (anche se, come ho detto prima, a Lierna sono stati in numero molto contenuto) grande è stata la nostra gioia, perché potevamo riprenderci la nostra libertà e un po’ di serenità, come accade sempre alla fine di un conflitto bellico.
Ogni esperienza umana, pur tragica che sia, qualcosa insegna sempre, se siamo disposti a imparare. E così in questo periodo doloroso e sconvolgente cerchiamo di conservare nel cuore la consapevolezza che non esistono solo le conseguenze e i drammi di una deflagrazione bellica, ma anche e soprattutto - ancora prima dei danni materiali - l’angoscia di non avere porti sicuri e che la condivisione delle nostre fragilità, incertezze e paure con il nostro prossimo e l’empatia e la sensibilità verso gli altri sono le uniche certezze verso la resilienza in tali circostanze.
L’anno scorso proprio in questa occasione sostenevo che l’attuale collettività soffriva di egoismo e indifferenza ma oggi, dopo aver sperimentato in questi mesi di pandemia di Covid-19 una rinascita del senso di responsabilità sociale, posso affermare che possiamo ancora dare forma a una diversa comunità più solidale e inclusiva, se tutti insieme lo desideriamo fino in fondo.
Ai giovani, che più di altri hanno sofferto e stanno soffrendo la mancanza di momenti di aggregazione, alle famiglie che hanno dovuto far capire ai più piccoli il cambiamento e stanno affrontando una crisi economica non prevista, a chi da tempo ha lasciato la gioventù e ha dovuto superare in solitudine i mesi più difficili, voglio esprimere come sindaco e come Amministrazione la nostra vicinanza, con la speranza che questo senso di comunità e di unità, molto palpabili in questo anno, non si perdano più per il bene di Lierna, dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero.
E vorrei concludere con una frase del Presidente Pertini, pronunciata durante il IV Novembre 1979: “Il passato, le tradizioni, la storia del nostro popolo ci ispirano e ci guidano, ammonendoci a custodire e a difendere quel patrimonio di ideali, così a duro prezzo perseguito: l’amore alla libertà e alla giustizia, il rifiuto della violenza, il rispetto degli altri, il valore sacro dell’onestà e del dovere”.
Il sindaco Silvano Stefanoni
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