L’associazione lecchese: “Usare due pesi e due misure è ingiusto, soprattutto se non si vede quali sono le situazioni più a rischio (trasporti, movida, Giro d’Italia, campi da sci)”
Teatro Invito di Lecco ci invia la nota che di seguito pubblichiamo:
Domenica 25 ottobre abbiamo iniziato e contemporaneamente sospeso la nostra stagione 2020-21. L’ultimo Dpcm ha interrotto sul nascere una programmazione già annunciata e pubblicizzata.
Se fossimo certi che la chiusura dei teatri sia utile per combattere i contagi, saremmo noi i primi a chiudere, senza aspettare il Dpcm. Il fatto è che i dati dicono che i teatri sono i luoghi più sicuri. Secondo l’Agis, dalla riapertura di giugno a ottobre su 350.000 spettatori si ha notizia di un solo contagiato a livello nazionale. Ciononostante si è decisa la chiusura.
La decisione è a nostro avviso sbagliata per vari motivi. Innanzitutto per i tempi: non è da ieri che si sa che la seconda ondata è in agguato. Se le avvisaglie c’erano, sarebbe stato più saggio fermare tutto a settembre, senza aspettare che si investisse in dispositivi e strategie anti-Covid, che si firmassero i contratti con gli artisti, che si stampassero manifesti e dépliant, eccetera.
Poi per i modi: se la situazione è così grave, ha senso chiudere tutto. Usare due pesi e due misure è ingiusto, soprattutto se non si vede quali sono le situazioni più a rischio (trasporti, movida, Giro d’Italia, campi da sci).
Il ministro Franceschini dice che chi si lamenta non si è reso conto della gravità della situazione. Forse è lui che non si è reso conto per tempo e ora ci sacrifica in quanto “inessenziali”, lasciando lavorare i musei e lasciando che il governo di cui è parte lasci aperti bar, ristoranti, luoghi di culto, fiere campionarie, campionati di calcio, centri commerciali… E questo, come dice il ministro, per “limitare gli spostamenti”.
Infine per il merito: si ha l’impressione che l’unica ratio sia quella economicista. La solita diatriba se sia più importante la salute o l’economia. Senza capire che è in gioco un’idea di società!
Si lascia aperta l’industria, la grande distribuzione, si consente ai giganti del network di fare guadagni favolosi e al contempo si priva la società dei presìdi di civiltà. Si minano le attività che consentono il bene pubblico, oltre a quello personale. Ci siamo sentiti umiliati, paragonati alle sale Bingo, meno essenziali dei pet shop.
Ciò malgrado, noi garantiremo ai nostri spettatori, ai numerosi abbonati e a coloro che avrebbero voluto partecipare alle nostre rassegne il recupero di tutti gli spettacoli che salteranno e che, a qualunque costo, arriveremo in fondo alla nostra programmazione.
Ringraziamo comunque il Governo nazionale (quello lombardo non ha ancora mosso un dito da marzo) per i ristori e gli ammortizzatori che ha messo e metterà in campo per sostenere le imprese e i lavoratori dello spettacolo, ma oltre a non essere sufficienti per la sussistenza economica, non ci sembra costituiscano una garanzia per ritornare in un futuro prossimo a ciò che la cultura dovrebbe sempre essere in una società civile: un elemento inalienabile, un frutto prezioso da coltivare con amore e con cura, un tesoro da proteggere a tutti i costi.
Teatro Invito
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