28 settembre 2020

Adriana Lafranconi: “Ai genitori si devono riconoscere libertà e responsabilità di scelta”

L’ex insegnante mandellese: “Non reputo che quest’anno si debba necessariamente agire, a scuola come altrove, secondo un profilo basso. Occorre puntare in alto, più in alto di prima, pur con tutta la cautela e la fatica del caso”


 

Da Adriana Lafranconi, mandellese, cultrice di pedagogia presso l’Università degli studi di Bergamo, per lunghi anni insegnante ed ex dirigente scolastico, riceviamo e pubblichiamo:

Con il coronavirus ci troviamo, nessuno escluso, di fronte a un Inedito di vasta portata, che ci chiama a confrontarci per rimodellare costantemente il nostro agire, in relazione a quello che succede e che succederà.

Se prima la flessibilità nel quotidiano non era il nostro tratto principale, adesso la stiamo imparando, stiamo capendo che non possiamo agire ciascuno per conto proprio, che si può cercare di gestire l’Inedito soltanto insieme agli altri, nel micro come nel macro.

Anche di fronte alla gestione della sicurezza a scuola in “epoca Covid”, il confronto tra diversi punti di vista può indubbiamente essere una risorsa per orientarsi nella complessità. Con questa speranza scelgo di dire la mia in merito alla comunicazione che suor Giovanna ha inviato nei giorni scorsi ai genitori degli alunni dell’Istituto “Santa Giovanna Antida” di Mandello circa la partecipazione dei bambini ad attività extrascolastiche, subito ripresa su questo blog e questa mattina commentata dal presidente della “Casa del bambino” di Abbadia Lariana, Daniele Volpe.

In più contesti emerge il rischio che la situazione attuale diventi, volutamente o meno, motivo per introdurre più severe rigidità nella scuola, piuttosto che ispirarsi alla ricerca di nuove, originali ed efficaci soluzioni.

Ho addirittura letto (in Facebook, Gruppo “Normativa Inclusione”) di istituti scolastici che nel proprio regolamento quest’anno impediscono ai genitori di disabili gravi di entrare a scuola per accompagnare il proprio bambino fino all’aula: il piccolo “viene prelevato all’ingresso” da personale con questo specifico compito, che non è l’insegnante, anche se ciò crea in lui sofferenze profonde.

So che questo è un esempio estremo di una modalità rigida di gestire l’emergenza coronavirus, ma di fatto ogni giorno si ha comunicazione di tante scelte diverse nate nella scuola, accomunate dalla stessa lunghezza d’onda.

Personalmente penso che ai genitori si debbano riconoscere sia la libertà sia la responsabilità di scelta di far partecipare i propri figli non solo alle attività extrascolastiche, di cui si sta in particolare parlando in questo caso, ma anche agli incontri con i propri cari, alla messa, eccetera. Voglio anche pensare che gli stessi organizzatori di iniziative varie, all’oratorio come al gruppo sportivo, siano altrettanto responsabili nella gestione della situazione in cui tutti ci troviamo, perché - nella garanzia della massima sicurezza possibile - i bambini non debbano essere penalizzati oltre misura.

Se un vecchio adagio recita “Meglio un asino vivo che un dottore morto” , un altro invita “Aiutati che il ciel ti aiuta”. Allora io non reputo che si debba necessariamente quest’anno agire, a scuola o altrove, secondo un profilo basso. Occorre puntare in alto, più in alto di prima, certamente con tutta la cautela e la fatica del caso, per compensare il tanto che il Covid ci sta togliendo. “Prudenza sì, ma clausura totale no”, mi ha detto l’altro giorno un saggio collega,  commentando proprio questa comunicazione.

Il coronavirus ha imposto a tutti un impegnativo tirocinio di flessibilità, etica, corresponsabilità, solidarietà, pensiero critico… Auspico che, per chi crede che dalla sofferenza debba nascere qualcosa di positivo, questi valori diventino scelta libera, capace di connotare i nostri comportamenti. Per l’insegnante come per il genitore, dunque, flessibilità, corresponsabilità, solidarietà, pensiero critico, di fronte all’Inedito quotidiano.

Adriana Lafranconi

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