Tradizione del Ferragosto all'Alpe di Era rispettata anche per il 2020 (fotoservizio Alberto Locatelli).
(C.Bott.) Sul sito Internet del Cai Grigne di Mandello si legge: “…sbucando da un sentiero serpeggiante tra castani, querce e frassini ci si trova inaspettatamente davanti alla chiesetta dell’Alpe d’Era (832 metri), eretta nel 1938. Fino a metà del secolo scorso questo nucleo di case era abitato quasi tutto l’anno. Conobbe un periodo d’oro all’inizio del Novecento, quando era prassi per gli alpinisti salire a passare la notte precedente l’ascensione alla vetta del Grignone nell’alberghetto privato qui esistente, oggi tramutato in abitazione privata”.
E ancora: “Attualmente tutte le baite sono utilizzate per la villeggiatura estiva. L’alpe consta di una trentina di baite e ruderi più o meno ammodernati e raggiunge il punto più alto nei pressi di Cà di Angiolitt (991 metri). Le baite sono collegate da una capillare rete di sentieri. La zona è ricca di sorgenti d’acqua nei pressi delle quali si possono ammirare i caselli del latte. Il termine “era” con le sue varianti “ere”, “eral”, “ajal” indica sia un prato erboso pianeggiante sia lo spiazzo centrale di un casale (aja) utilizzato per stendere al sole lo strame o il mais”.
La descrizione, è evidente, si riferisce all’Alpe di Era, dove è tradizione festeggiare il Ferragosto, solennità dell’Assunta, con la celebrazione di una messa e l’incanto dei canestri, per poi trascorrere il resto della giornata in spensierata compagnia, sui prati e nei casolari della località montana.
Il “copione” si è ripetuto anche oggi, con il rito eucaristico a cui ha assistito un centinaio di persone (a celebrarlo è stato don Andrea Mombelli, vicario della comunità pastorale di Mandello), seguito come detto dall’altrettanto tradizionale incanto dei canestri, accompagnato da un lusinghiero successo.
A favorire la piena riuscita della festa di Ferragosto la splendida e calda giornata di sole.
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