(C.Bott.) Sulla bara un cuscino di fiori rossi, gialli e bianchi e un bouquet di girasoli. Prima dell’inizio del rito, le note di Fratello sole, sorella luna. Al centro, appena sotto i gradini che portano all’altare, le spoglie di Paolo Villa, mandellese, classe 1968, stroncato da un infarto venerdì 7 agosto durante un’escursione al monte Legnone.
“Ci ritroviamo in questa chiesa per un momento triste ma profondo - ha premesso don Giuliano Zanotta, parroco della comunità pastorale di Mandello, introducendo al “Sacro Cuore” la celebrazione eucaristica - per dare a Paolo un saluto vero, non convenzionale”.
Poi la prima lettura, dalla seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi, e il brano del Vangelo di Giovanni. “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo. Se invece muore, produce molto frutto”, vi si legge. E ancora: “Chi ama la propria vita la perde e chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”.
“Sono le letture dell’odierna ricorrenza liturgica di San Lorenzo - dice all’omelìa don Giuliano - ed è bello, in questo giorno dedicato al patrono, ricordare che Paolo nella chiesa di Mandello intitolata proprio a San Lorenzo ha fatto anche il chierichetto”. “Non siamo qui per un elogio funebre - aggiunge il sacerdote - perché la liturgia non lo vuole. E’ però bello ricordare le persone per quello che sono e per quello che sono state, nella consapevolezza che la vita di un cristiano è comunque difficile”.
“Paolo è stato tolto presto ai suoi cari e agli amici - dice sempre il celebrante - e tuttavia dobbiamo dire grazie per il grande dono di averlo avuto al nostro fianco, sapendo che non siamo noi i padroni né della vita né della morte”.
Alla fine del rito, prima dell’aspersione e dell’incensazione della bara, il canto dell’Ave Maria. Fuori dalla chiesa, un applauso spontaneo. E le lacrime dei tanti amici di Paolo.
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