In città nel 2014,
la fondatrice del Fai parlò anche dei “Promessi sposi”: “Mi regalarono il
romanzo del Manzoni quando avevo 12 anni ma mia madre vide il libro e me lo
nascose. Allora io lo prendevo e lo leggevo a letto sotto le coperte, con la
pila”
Giulia Maria Crespi a Lecco nel novembre 2014. |
di Claudio Bottagisi
A
inizio novembre 2014 era stata applaudita ospite all’auditorium della “Casa
dell’economia” di Lecco, invitata alla cerimonia di consegna del decimo Premio
letterario internazionale “Alessandro Manzoni” voluto dall’associazione “50&Più”
in collaborazione con Confcommercio Lecco, il Centro nazionale di studi
manzoniani e il Comune. E in quell’occasione Giulia Maria Crespi, la fondatrice
del Fai morta oggi all’età di 97 anni, non era stata
tenera nei confronti di chi deturpa e ferisce il paesaggio.
“Profanare
il territorio - aveva detto - è mancanza di moralità e vuol dire andare contro
la madre terra, che invece va difesa a ogni costo”. “La cementificazione
selvaggia dovrebbe essere combattuta sempre - aveva aggiunto - e invece si
costruiscono ancora autostrade inutili. Una di queste è la Brebemi (il collegamento Brescia-Bergamo-Milano, ndr),
costata un’ira di Dio. Io sono prossima ai 92 anni, ma continuo a lottare. E
così dovete fare tutti voi”.
L’imprenditrice
“guardiana del Bel Paese”, come era stato scritto sul manifesto del premio, che
alla tutela e alla valorizzazione dell’inestimabile patrimonio artistico e
naturalistico dell’Italia ha dedicato gran parte della sua vita, aveva parlato della
situazione in atto a livello nazionale, della crisi dell’industria italiana,
del ruolo delle istituzioni e delle strutture pubbliche. E aveva anche parlato
dell’Europa e del Manzoni.
“Io
l’ho letto - aveva detto - perché quando avevo 12 anni mi regalarono I promessi sposi. Mia madre vide il
libro e me lo nascose. Allora io lo prendevo e lo leggevo a letto sotto le
coperte, con la pila, per non farmi scoprire neppure da mio padre. Ecco, da
allora ho letto più volte quel romanzo, amandolo sempre di più”. “Oggi
i giovani lo trovano noioso - aveva aggiunto - ma c’è un motivo ed è che non
viene spiegato loro il grande senso spirituale che vibra dalle pagine del
libro”.
Giulia
Maria Crespi, nativa di Merate e appartenente a una tra le più antiche e
importanti famiglie lombarde, alla Casa dell’economia di Lecco aveva ricevuto il
premio alla carriera che dal 2008 si affianca a quello per il romanzo storico e
che viene attribuito a personalità che in modo visibile abbiano perseguito e
rappresentato ideali di alto impegno culturale e civile.
“E’
vero, l’Italia è in crisi - aveva detto la fondatrice del Fondo ambiente
italiano, di cui era tuttora presidente onorario - ma è una fitta al cuore
vedere tante aziende che abbandonano il nostro Paese e al tempo stesso
sbagliamo se continuiamo a credere che si debbano ricreare o in qualche modo
ricostruire le imprese che chiudono. L’Europa e l’Italia, invece, per continuare
a vivere devono mantenere e valorizzare le loro bellezze artistiche e
paesaggistiche”.
La fondatrice del Fai a colloquio con il sindaco di Lecco, Virginio Brivio. |
Giulia
Maria Crespi aveva quindi sottolineato l’importanza di avere fantasia e senso
di innovazione, “perché nel nostro Paese - aveva specificato - ci sono ancora
persone che hanno voglia di fare. E’ però indispensabile cancellare il dio
denaro da cui siamo sempre più assillati e far capire che proprio il denaro può
distruggere l’animo della gente”.
Poi
un plauso alla delegazione lecchese del Fai (“è straordinaria - aveva ripetuto
più volte nel corso dell’incontro - e insieme abbiamo fatto tante battaglie
contro il cemento”) e il rammarico nel vedere il ministero dei Beni e delle
attività culturali “al lumicino”. “E’ stato distrutto dai precedenti governi - aveva
affermato Giulia Maria Mozzoni Crespi - e le persone che vi lavoravano
volutamente allontanate”.
Infine
un’applaudita provocazione: “Istituzioni e strutture pubbliche devono
affiancare e sostenere i privati. Non ci sono i soldi? Beh, non si potrebbe
prenderne un po’ dalle somme destinate agli armamenti oppure dagli stipendi dei
nostri parlamentari?”.
A
fine serata tante strette di mano. E tante foto con la signora “guardiana del
Bel Paese” da conservare nell’album dei ricordi.
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