Padre Battista
Brugali scrive dall’Ecuador: “Qui la situazione è tragica. Il coronavirus corre
velocemente e non risparmia nessuno, neppure i poveri”
Padre Battista Brugali |
Una drammatica
testimonianza dall’Ecuador e un appello carico di umanità. Ce li inviano alcuni
cittadini di Dervio, Dorio e della Valvarrone. Ecco il loro testo:
Padre
Battista Brugali, per tutti semplicemente don Battista, era partito
giovanissimo con l’Operazione Mato Grosso destinazione l’Ecuador. Quasi un’avventura,
una vacanza diversa, un’esperienza di poche settimane, inconsapevole che su
quella “via di Damasco” Gesù lo stava aspettando. Così da trent’anni è là. Divenuto
sacerdote, si è dedicato completamente, semplicemente a quella popolazione.
“Cammino, celebro
messa, attendo la gente, la ascolto, rispondo a chi mi chiede, cerco di dar da
mangiare a chi ha fame, di dare un tetto a chi non ce l’ha, a chi mi chiede
aiuto cerco sempre di dire di sì… Ma non è facile. Per fare questo devo
chiedere qualcosa di più a voi per continuare a dire sì a questa gente che
chiede, gente che vive nella semplicità, che vive giorno per giorno di quello
che la natura offre. I poveri vanno aiutati a essere loro stessi. Non ci sono
scuole vicine, molti bambini camminano ore per andare a scuola, non c’è
attenzione medica. Sono un po’ buttati là…”.
Nel
2017 a Dervio abbiamo conosciuto questo sacerdote che con schiettezza, con
semplicità, con simpatia ha catturato la nostra attenzione, è entrato nei
nostri cuori, ha coinvolto le nostre azioni: è vissuto fra noi come se fossimo
la sua gente. Ha celebrato nelle nostre chiese, ha benedetto le tombe dei
nostri cimiteri, ha parlato con la gente, ha mangiato nelle nostre case, ha
pianto i nostri morti, ha camminato sulle nostre montagne, ha solcato le acque
del nostro lago.
Dopo
un anno è tornato in Ecuador, destinato a una nuova missione ma con gli stessi
problemi di povertà, di bisogno. Con semplicità ci ha chiesto di organizzare
una campagna per dare acqua potabile a un villaggio. La gente che l’aveva
conosciuto ha raccolto in breve tempo qualche migliaio di euro.
Al
di là di questo, la sua simpatia e la sua spontaneità sono rimaste vive nei
cuori di tutti noi. La sua parrocchia è vastissima a 3-4.000 metri sopra il
livello del mare, fra alte montagne, ma lui non si dimentica del nostro lago
che l’ha ammaliato, dei visi di tante persone che lo hanno amato. Spesso invia
messaggi, ricordi, saluti. Altre volte invia parole che trasudano lacrime per
l’incapacità di sopperire alle necessità della sua gente. Con quella dignità
che contraddistingue il vero povero non chiede aiuto ma preghiera.
Tuttavia,
soprattutto per il coronavirus, la sua parrocchia è tragicamente coinvolta. I
giornali e i telegiornali non parlano di questo Paese, ma la lettera che
abbiamo ricevuto in questi giorni non lascia dubbi sulla reale situazione. Eccone
il testo:
“Ciao, come va?
Qui è abbastanza tragica, la situazione. Il virus corre velocemente e non
guarda in faccia a nessuno, neanche ai poveri. Per un po’ di tempo si è cercato
di tenere chiuse le porte del tutto, ma poi si è dovuto riaprire. Ma era troppo
presto. E adesso? Io sono tra il dentro e il fuori, il cuore sicuramente è
verso la povera gente che ha tanto bisogno, ma allo stesso tempo mi chiedo come
fare.
Vedo il virus
entrare nella casa dei poveri, è tremendo. I vecchietti muoiono in casa nella
povertà e nella solitudine; la situazione è fuori da controlli sanitari e
sociali, ognuno si arrangia come può. Mi sembra che tutto sia tornato alla
normalità con il virus che corre in mezzo a questa normalità.
E’ una malattia
come un’altra, per la povera gente. Non c’è scelta, si va avanti accettando la
morte che bussa alla porta. Non ci sono difese né aiuti. La cosa va avanti,
sarà lunga e piena di sofferenza e dolore. Mi commuove vedere come i poveri
affrontano il Covid.
Vado nelle
comunità a cercare di regalare viveri, la gente ha fame... Vengono a chiedermi,
vado intimorito, ma hanno bisogno.
L’altro giorno
ero in una piccola comunità a 4.000 metri. Ho consegnato viveri per 40
famiglie. Al ritorno mi sono fermato da una famiglia giovane conosciuta, per
salutare e vedere la situazione. I 4 figli appena mi hanno visto mi sono corsi
incontro: occhi neri, guance screpolate dal vento, il naso sempre sporco, mi
abbracciano, sorridono, sono contenti di avermi visto. Gli chiedo come va, mi
dicono bene. Dov’è il papà? E’ andato ad aiutare a raccogliere l’orzo. E la
mamma? Si rattristano, mi portano alla loro casa. La mamma è stesa a letto con
il Covid. Rimango immobile guardando ciò che i miei occhi vedono. Stesa nella
povertà tra il freddo e l’umidità, senza bagno, senza medicine, senza niente. E
adesso?
Carissimi,
pregate, pregate tanto. Ho molta paura, ma le vostre preghiere ci aiuteranno. Un
caro saluto a tutti, vi porto sempre nel mio cuore. Il ricordo è sempre caro”.
Chi
lo desidera può fare avere il proprio contributo al negozio di alimentari
“Antichi sapori” di Gabriella Bettega a Dorio, oppure a Daniela Dell’Era sempre a Dorio (cellulare 338-75.65.422), a Daniele Cassinelli a Dervio (342-50.86.520) (Dervio)
e a Giannina Acquistapace (349-43.01.893).
E’
anche possibile effettuare un versamento direttamente sul conto corrente di don
Battista (IBAN
IT82R0329601601000067192708 - Brugali
Battista Banca Fideuram).
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