Così Roberto Aragno,
ex prefetto di Lecco, ricordò la cerimonia dell’8 dicembre 2004 in San Pietro
presieduta da Papa Wojtyla, del quale oggi ricorre il centenario della nascita
Giovanni Paolo II, nato il 18 maggio 1920. |
(C.Bott.) Una “tre giorni” da ricordare. E’
quella che dal 6 all’8 dicembre 2004 portò a Roma un’ottantina di lecchesi
nella ricorrenza del 150.mo anniversario della proclamazione del dogma dell’Immacolata
Concezione.
Significative
le varie tappe di quel viaggio, a cominciare dalla visita - all’interno dei
palazzi apostolici del Vaticano - della cappella “Redemptoris Mater”
particolarmente cara a Giovanni Paolo II poiché, oltre ad accogliere i suoi
ritiri spirituali, ospitava le sue prediche del tempo di Avvento e di
Quaresima.
La
cappella, rinnovata in occasione del cinquantesimo anniversario di ordinazione
sacerdotale di papa Wojtyla, è completamente rivestita da stupendi mosaici che
esprimono al meglio la sintesi dell’essenza teologica dell’Oriente e dell’Occidente
e non mancò di lasciare stupefatti i partecipanti a quel pellegrinaggio, anche
per le essenziali quanto efficaci spiegazioni di monsignor Giulio Viviani, per
diciassette anni cerimoniere pontificio.
Oggi
ricorre il centenario della nascita di Karol Wojtyla, nato a Wadowice appunto
il 18 maggio 1920, eletto papa il 16 ottobre 1978, deceduto il 2 aprile 2005 e
canonizzato il 27 aprile 2014 da papa Francesco.
Nella
memoria di quanti vissero, quasi sedici anni fa, quel viaggio a Roma tornano
così immagini, volti e parole di quegli stessi giorni. E forte è in particolare
il ricordo del mattino dell’Immacolata, con la partecipazione alla solenne
celebrazione presieduta nella Basilica di San Pietro da Giovanni Paolo II, già
sofferente e provato dalla malattia.
A quel pellegrinaggio parteciparono, tra gli altri, il sindaco di Lecco Lorenzo
Bodega e l’allora prefetto della città manzoniana, Roberto Aragno, che in
seguito ebbe a dire: “Da anni non vivevo momenti di così grande e intensa partecipazione,
anche perché in occasione di questo viaggio mi sono calato nello spirito di
quando, più giovane, mi sentivo particolarmente vicino agli ideali del
cristianesimo”.
“Vedere
Giovanni Paolo II e la sofferenza che traspariva dal suo viso mi ha commosso
fino alle lacrime - aggiunse - e mi ha fatto sentire più debole, ma soprattutto
più vicino all’uomo rispetto a quanto vorrebbe il mio ruolo istituzionale”.
Marilisa Compagnoni nell'aula "Paolo VI" con Giovanni Paolo II. E' l'anno 2000. |
“Quell’emozione che non potrò dimenticare”
Riaffiorano
anche ricordi e testimonianze mandellesi nel giorno del centenario della
nascita di Karol Wojtyla. Nel 2000, dunque esattamente 20 anni fa, ad avere l’onore di essere
presentati a Giovanni Paolo II, dentro l’aula “Paolo VI” in Vaticano, furono
Marilisa Compagnoni, suo figlio Gerardo e sua sorella Lidia.
Era
la solennità dei santi Pietro e Paolo. Fu un breve incontro fatto soprattutto
di uno scambio di sguardi con il pontefice, che la sera precedente aveva
presieduto in piazza San Pietro la cerimonia dell’imposizione del pallio a
monsignor Fidèle Agbatchi, nuovo arcivescovo metropolita di una diocesi
africana del Bénin, fin dagli anni Ottanta legato da vincoli di sincera
amicizia proprio con la famiglia di Marilisa Compagnoni.
“Fu
un’emozione fortissima che non potrò mai dimenticare - dice la mandellese - e
un grande onore ricevere in dono dalle mani del pontefice una corona del
rosario. Quel giorno rimarrà per sempre impresso nei miei occhi e nel mio
cuore”.
Quando
poi papa Wojtyla fu canonizzato Lidia Compagnoni, sorella di Marilisa, che come
detto nel 2000 era stata a sua volta presentata al pontefice, scrisse una
poesia e la dedicò a Giovanni Paolo II.
Se sbaglio mi
corrigerete
era il titolo della composizione, che richiama la celebre frase pronunciata dal
papa polacco alla folla riunita in San Pietro la sera della sua elezione al
soglio di Pietro.
Del
1973 è invece il ritratto di Karol Wojtyla, all’epoca arcivescovo di Cracovia, realizzato
dal noto pittore Ezio Moioli, mandellese di Olcio, morto il 30 settembre 1981.
Lidia Compagnoni nel giugno 2000 davanti a Giovanni Paolo II. |
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