di Claudio Bottagisi
Ha
frequentato a Lecco il liceo classico, è entrata in monastero all’età di
vent’anni e per qualche tempo ha vissuto in Terra Santa, nei pressi di
Gerusalemme. Il suo cammino di fede l’ha portata a svolgere la professione
religiosa e a mettere al servizio di Dio la propria esistenza contemplativa nel
monastero di clausura delle monache di Betlemme dell’Assunzione della Vergine
Maria e di San Bruno, comunità che, costituita nel 1950, conta attualmente una trentina
di monasteri in vari Paesi (tra gli altri in Francia, in Israele e in Canada) e
che in Italia è presente da quattro decenni, dapprima presso la diocesi di
Perugia quindi a Camporeggiano, su una collina appena fuori Gubbio.
Lei
è suor Angelina, all’anagrafe Paola Arnoldi, classe 1968, originaria di Dervio.
La fonte di sostentamento più importante per lei e per le altre religiose del
monastero (in totale una ventina, alcune di nazionalità francese, elvetica e
spagnola, ma anche di origini africane) è rappresentata dalla produzione di biscotti,
particolarmente apprezzati in tutta l’Umbria e in generale nel Centro-nord
Italia: da quelli al farro alle ciambelline con mandorle e zenzero, dai
cantuccini fino ai frollini alle nocciole e non solo. Vengono infatti prodotti
venti diversi tipi di biscotti.
L’emergenza
coronavirus ha però bloccato la produzione, ferma da settimane proprio a causa
della pandemia, e numerose confezioni sono rimaste in magazzino, complice anche
lo stop imposto ai banchi vendita all’aperto e all’interno di oratori e altre
strutture e a tutti gli eventi e alle manifestazioni che già proponevano (e
avrebbero continuato a proporre) i prodotti di quelle religiose.
“Avevamo
una rete di parrocchie che ci era di grande aiuto attraverso la raccolta di offerte
in cambio di confezioni di biscotti - conferma da Camporeggiano suor Angelina -
ma la sospensione delle messe e di ogni celebrazione liturgica con la presenza
dei fedeli ha interrotto tutto”.
“La
nostra è una comunità di vita contemplativa con un accento sulla solitudine
vissuta insieme con tutte le sorelle - aggiunge - Crediamo nella Provvidenza,
ma per noi è fondamentale anche guadagnarci da vivere per essere solidali con
la famiglia umana”.
Il
problema, si è detto, è rappresentato anche dal magazzino da smaltire. “Far
ripartire al più presto il nostro biscottificio - osserva sempre la religiosa
derviese - significherebbe nutrire uno sguardo di speranza…”.
Si
è fatto cenno ai banchi vendita organizzati. Tra gli altri vi è quello proposto
ogni anno presso l’abbazia di Piona, dove oltre agli squisiti biscotti prodotti
e confezionati nel monastero umbro di Camporeggiano è possibile trovare
artistici presepi in pietra, statue, crocifissi, saponi e altri oggetti
realizzati sempre dalle piccole sorelle di Betlemme.
A
impegnarsi in prima persona nella vendita, a Piona come altrove, sono anche i
genitori di suor Angelina, mamma Claudia e papà Gianandrea.
Chi
dunque volesse acquistare i biscotti delle suore di Camporeggiano può
rivolgersi proprio a loro telefonando allo 0341-850.534. I biscotti verranno consegnati grazie all’efficiente
rete dei volontari e recapitati direttamente presso le abitazioni di chi
dovesse farne richiesta. E’ inoltre possibile rivolgersi ad altri due recapiti
telefonici (392-48.09.978 e 075-92.54.151), oppure inviare messaggi
WhatsApp al 371-41.14.869.
Va
anche specificato che le religiose di Camporeggiano sono sempre disponibili ad
accogliere nel loro monastero volontari intenzionati ad aiutarle in lavori quali
la cura del giardino, piccole manutenzioni, tinteggiare, ripulire e via
dicendo. Loro ospiti sono stati proprio l’estate scorsa alcuni volontari giunti
in Umbria dal Lario. Con loro vi era il lecchese padre Stefano Dubini, che
svolge il suo ministero presso l’ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, in
queste settimane in totale isolamento dopo la grave emergenza che ha colpito
come noto in particolare proprio la terra orobica.
“Noi
apprezziamo molto la vita e l’opera delle monache del monastero di Betlemme -
dice Chiara, mandellese, a sua volta nel 2019 a Camporeggiano - perciò ci piace
aiutarle e venire incontro alle loro richieste, acquistando e proponendo ad
altri ciò che loro stesse possono offrire, in attesa di poter tornare a
incontrarle”.
“In
questo momento di così grave difficoltà - aggiunge - è bello e ancor più
significativo continuare a sentirle vicine. Nei giorni e nelle settimane in cui
a tutti noi viene chiesto l’isolamento, la vita di clausura scelta da quelle
religiose ci avvicina tra l’altro ancora di più a loro”.
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