Avvenne nel 2015
nell'istituto di Torino dove lei insegna. Giuditta Scola, civatese, madre della docente e musicista, aveva
assistito con il marito nel 2014 e nel 2019 a due concerti del grande maestro: “Ci
aveva incantato, emozionato e sorpreso”
Ezio Bosso in occasione del concerto del 2014 nella chiesa romanica di San Giorgio ad Almenno San Salvatore. |
di Claudio Bottagisi
“Era stato a scuola da noi, quando ero appena
arrivata, nel 2015 e la nostra era davvero una scuola difficile. Suonava dopo
qualche giorno in Conservatorio e ci riservò dei posti. Andammo in una
settantina e fu un evento incredibile, per alcuni di loro forse il primo concerto
a cui assistevano e può darsi anche l’ultimo... Li salutò dal palco,
chiamandoli “ragazzi meravigliosi”. Come li vedevamo noi ma nessun altro, a
quel tempo in cui i giornali affossavano la scuola definendola “scuola dei
bulli”. E regalò a loro, e anche a me, un momento di autentica gioia”.
Letizia Chiara Colombo, classe 1982, ricorda così Ezio
Bosso, il grande musicista e direttore d’orchestra scomparso venerdì a soli 48
anni. Fino al 2011 ha vissuto a Civate per poi trasferirsi a Torino, dove vive
tuttora e dove è docente di strumento presso una scuola media statale.
Madre di due bimbe - Irene e Miriam - si è laureata in
Filosofia alla Statale di Milano e in flauto traverso al Conservatorio di Como.
La sua professione la appassiona, così come la musica,
tanto che fino al suo trasferimento nel capoluogo piemontese ha fatto parte del
quintetto di fiati “Spirabilia”.
Di quell’incontro con Bosso di cinque anni fa conserva
ricordi bellissimi. E indimenticabili. Proprio dopo quell’evento, perché tale
fu a tutti gli effetti quella giornata vissuta a scuola con il maestro, Letizia
Chiara Colombo scrisse: “C’è un solo modo di fare musica ed è
insieme. Esattamente come vivere. Insieme. Ezio Bosso, chino sul
pianoforte, scrive la frase su un quadrato di carta, la legge e un ragazzo
piega il foglio fino a formare una gru di origami. Verrà appesa insieme ad
altre 999 gru che i ragazzi della scuola stanno creando per una installazione nell’atrio
che sia respiro di speranza, desiderio e pace. E’ l’intenso epilogo di un
incontro di quasi due ore tra il musicista Ezio Bosso e tutti gli alunni
dell’Istituto comprensivo Racconigi - plesso “Drovetti”, scuola secondaria di primo grado”.
L’insegnante
ricorda che il musicista, torinese di nascita, dopo essere arrivato a scuola
salutò i ragazzi con un sonoro “Ciao”, spiegando che quello è il saluto antico
veneziano di chi dice “sono al tuo completo servizio”.
L'installazione di gru origami allestita nell'atrio della scuola media "Drovetti" di Torino. |
“Fu
un inizio che diceva bene la sua qualità di uomo, al servizio della musica e di
chi gli sta intorno - osserva la docente - la grande gratuità del suo essere
presente oggi a scuola per parlare con i ragazzi della musica e della vita”.
Gli
alunni suonarono alcuni brani con l’orchestra e per Ezio Bosso quello fu lo
spunto per costruire con i ragazzi un dialogo sui generi musicali da loro più
amati, sulla bellezza di abbandonare i pregiudizi, nella musica come nella vita,
“perché anche Bach può essere un po’ rock”.
“Andò
al pianoforte e suonò - ricorda Letizia Chiara Colombo - e i ragazzi, in un
silenzio assoluto e intenso, ascoltarono un Bach appunto un po’ rock e un Bach
delicatissimo e forse scoprirono che la bellezza non ha né confini né etichette.
Semplicemente è bella e ci parla”.
“Eseguì
anche sue composizioni, Bosso, e i ragazzi gli si avvicinarono come in un
abbraccio - aggiunge - seduti per terra tutti intorno al pianoforte, con gli
occhi spalancati come noi li vorremmo sempre nelle ore di scuola, pronti a
scoppiare in un applauso che scaturiva dal cuore della loro spontaneità davanti
all’artista, a una creazione che si compiva davanti a loro perché la musica è
ogni volta nuova e diversa e ogni volta che suoniamo facciamo qualcosa di
nuovo”.
Ezio
Bosso chiese a ogni alunno il nome e sorrideva. Raccontò che “il sorriso, per
sorgere, richiede più muscoli che il piede per camminare” e che quindi “ci
porta più lontano”.
I
ragazzi gli fecero una serie di domande e lui rispose parlando della musica e
della vita, della disabilità, degli sguardi, della paura e quando alla fine
alunni e insegnanti tornarono in classe decisero di raccontare
quell’esperienza.
“Sulla
lavagna già campeggiavano le scritte “Ezio sei grande! TVB!” - afferma sempre
la docente - Una ragazza aveva scritto “Caro Ezio, mi hai fatto tornare il
sorriso che avevo perso tanto tempo fa”. E altri: “Quando hai suonato mi sono
sentita viva e libera ed ero felice”, “Con le tue parole mi hai fatto capire di
non arrendermi mai, davanti a qualsiasi problema”, “Ho capito che la felicità
si trova anche nelle piccole cose”, “Ho visto che dentro di te hai la
felicità”.
“Sul
senso del fare scuola - conclude Letizia Chiara Colombo - Ezio ci rispose: “Non
c’è qualcuno che impara e qualcuno che insegna. Tutti si impara insieme. C’è chi ha più conoscenze,
certo, ma le condivide con entusiasmo e passione e insieme le si vive”. Sembrò evidente che la parola insieme gli stava molto a cuore. E insieme fu anche il cuore di quel nostro
incontro”.
Verona 2019, il maestro Ezio Bosso dirige i Carmina Burana. |
A Ezio Bosso si legano curiosamente anche alcuni
ricordi di Giuditta Scola e Giuseppe Colombo, i genitori di Letizia Chiara.
Trasferitasi a Civate da Mandello dopo il matrimonio, Giuditta nel maggio 2014
aveva avuto la fortuna di assistere, appunto con il marito, a un concerto
privato che il grande musicista aveva tenuto nell’affascinante chiesa romanica
di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, nella Bergamasca.
“Due nostri cari amici, Daniela e Gianni,
particolarmente legati a Ezio al punto da considerarlo alla stregua di un
fratello - ricorda Giuditta - avevano voluto riservare appunto a un gruppo di
amici questa sorpresa. Non ci avevano detto nulla, soltanto di essere presenti
a quell’appuntamento per festeggiare il loro venticinquesimo anniversario di
matrimonio. Fu un incontro di una bellezza sorprendente e impagabile, che
ricordo ancora con profonda commozione”.
“Con la musica da lui composta e con la sua calda e
personale spiegazione - aggiunge la civatese - ci aveva incantato, emozionato e
sorpreso. Il tema svolto era quello della neve, della pioggia, del temporale,
del vento. Se si chiudevano gli occhi pareva di essere avvolti da questi agenti
atmosferici. Sentivo quella musica scendere dentro di me e mi sembrava che il
cuore mi scoppiasse per la gioia provata. Ci aveva narrato, in un modo molto
familiare, della sua vita e della sua esperienza: la scoperta della malattia,
il periodo buio che ne era seguito e poi la ripresa, molto faticosa ma decisa,
con un cambio completo di prospettiva”.
Ezio Bosso al termine dell'applaudita esibizione dell'estate scorsa all'Arena di Verona. |
La scorsa estate, poi, Giuditta Scola era all’Arena di
Verona la sera in cui Bosso diresse i Carmina
Burana. “Lo avevamo ammirato nella sua magistrale direzione - ricorda -
nell’atmosfera che soltanto quel luogo sa dare. La potenza del coro, l’orchestra,
la musica mi hanno fatto rabbrividire, nonostante il caldo di agosto. Al
termine del concerto Bosso aveva annunciato, tra l’ovazione di tutti, il suo
progetto di dirigere la Nona di
Beethoven, sempre a Verona, nell’estate 2020. Un sogno, purtroppo, interrotto”.
“La sua intelligente sensibilità - conclude - il suo
amore per la bellezza e le arti, la sua attenzione alle donne e agli uomini
meno fortunati e la sua grande musica rimarranno sempre con noi, patrimonio di
tutti”.
Grazie per questo bellissimo ricordo, così caldo e sincero, dell'immenso Ezio Bosso che è stato strappato alla vita e a noi troppo, troppo presto.
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