Monsignor Oscar Cantoni: “Date
una mano ai vostri sacerdoti, perché vedo una ripresa delle celebrazioni difficile e complicata”
(C.Bott.) Un appello ai laici al termine della
celebrazione eucaristica nel Santuario della Madonna del prodigio di Garzola. “Date
una mano ai vostri sacerdoti, perché vedo una ripartenza difficile e
complicata, anche stando a quanto mi dicono i medici”.
Il
vescovo di Como, Oscar Cantoni, non ha fatto mistero, chiudendo ieri la messa
della quinta domenica del tempo di Pasqua, delle obiettive difficoltà che si
accompagneranno alla ripresa delle celebrazioni liturgiche a partire dal 18
maggio, dopo che da inizio marzo tutti i riti vengono come noto officiati “a porte
chiuse”.
Il
prelato aveva in precedenza rivolto un augurio ai ragazzi che proprio ieri, secondo il calendario diocesano, avrebbero
dovuto partecipare al “Molo 14” a Bellagio. Prima ancora, monsignor Cantoni (che al termine
della messa aveva indirizzato una supplica alla Madonna del prodigio, chiedendo
a Maria di proteggere gli abitanti di Como, "città nella quale ti
specchi da questo luogo”) aveva rivolto un augurio a tutte le mamme nel giorno
della loro festa, “a quelle che vivono il loro amore quotidiano di servizio - aveva
detto - e a quelle che sono in Paradiso, a partire dalla mia”.
Il
Santuario Madonna del prodigio di Garzola è anche Sacrario degli sport nautici.
L’intuizione di realizzarlo fu di monsignor Luigi Pagani, vicario di Sant’Agata
dal 1915 al 1940 e incaricato di occuparsi anche della comunità di Garzola.
Monsignor Pagani era custode dell’effigie della Madonna del prodigio, un’icona
molto antica, recuperata miracolosamente nel Mare Adriatico il 12 settembre
1669 e giunta nel Comasco a seguito di una donazione ad opera di una nobile
famiglia veneta che per secoli l’aveva conservata e che era solita trascorrere
un periodo di vacanza sul Lago di Como.
Lo
stesso monsignor Pagani raccontò di essersi salvato da una tempesta sul Lario
grazie all’intercessione della Madonna del prodigio. L’allora vescovo Archi
autorizzò la costruzione del Santuario. Si guardava a quell’effigie per
ringraziare della fine della prima guerra mondiale e anche per il fatto che
durante l’epidemia di “influenza spagnola” quella zona della città fu risparmiata
dal contagio e dai lutti.
La
prima pietra venne posata nel 1919 e le cronache dell’epoca raccontarono una
serie di fatti prodigiosi e di guarigioni inspiegabili legati all’avvio dei
lavori.
Quando
la minaccia dei bombardamenti su Como, nel 1945, si fece concreta, il vescovo
Alessandro Macchi fece un voto solenne: avrebbe incoronato il Crocifisso e
ripreso la costruzione del Santuario della Madonna del prodigio.
Per
dare forza a quel progetto monsignor Macchi nel ’47 costituì Garzola come
parrocchia autonoma. La sua morte ne rallentò l’iter, fino all’arrivo di don
Luigi Galli, nominato parroco di Garzola nel ‘57 e figlio spirituale di
monsignor Antonio Pagani.
Don
Galli fu atleta di canottaggio e pilota di motonautica. All’intuizione di
monsignor Pagani sulla Madonna del prodigio, don Galli unì l’idea di un luogo
di preghiera per gli sportivi e per tutti coloro che “solcano le acque per
lavoro”.
Il
Santuario, a forma esagonale allungata, ricorda in effetti una nave. Fu
realizzato con materiali provenienti da tutta la diocesi: dai marmi di Musso
alle pietre della Valmalenco per il tetto. Per la sua consacrazione una
benedizione speciale giunse da Papa Giovanni XXIII.
Dall’8
dicembre 2008 sul tetto del Santuario svetta la statua dell’Immacolata, opera
dello scultore Feletti.
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