“Scrivo mentre sono in servizio per il turno notturno
all’ingresso B, per intenderci quello della zona rossa. Oggi abbiamo fatto un
turno massacrante considerata la mancanza di gente, montando dalle 7 del mattino
fino alle 15 e tornando questa sera alle 23, per restarci fino alle 7 di
domani. Domani andrà meglio anche perché, essendosi aggiunta una squadra,
faremo 6 ore anziché 8. Poi ci toccherà ancora il turno serale, dalle 19 alla
una”.
E’ il racconto della giornata di Pasqua del mandellese Oscar Ongania
e di tutti gli altri volontari della Protezione civile dell’Ana di Lecco impegnati da
sabato scorso nell’ospedale da campo allestito presso i padiglioni della Fiera
di Bergamo per fronteggiare l’emergenza coronavirus. E potrebbe essere il racconto della Pasqua anche delle penne nere dell’Ana di
Brescia e di Varese, a loro volta all’opera - suddivisi in squadre - insieme agli
alpini del Lecchese.
“Il nostro lavoro - spiega sempre Ongania - consiste
nel fermare e controllare le auto che entrano dalle due entrate - la A, zona
gialla, e la nostra, appunto la B zona rossa - con due alpini per postazione,
chiedendo i dati alle persone che arrivano e provando loro, sempre, la febbre.
Via libera, invece, per le ambulanze e per l’atterraggio di eventuali
elicotteri”.
“Di giorno - continua la testimonianza del mandellese
- siamo affiancati da due carabinieri, o finanzieri o vigili, mentre di notte
siamo soltanto noi, volontari dell’Ana. A dire il vero, visto la Pasqua, fortunatamente
nessun elicottero e nessuna ambulanza… Soltanto mezzi di altri generi (servizio
mense, pulizie e manutenzioni). Poi agli automezzi di Emergency e quelli con farmaci
particolari, o ancora le vetture di esterni, addetti a vari lavori. Tutto
sommato una Pasqua tranquilla!”.
“E’ arrivato anche qualche camion da scaricare -
scrive sempre Oscar - ma a quell’incarico ha provveduto lo staff dell’ospedale.
Alle 13, puntuale, il pasto inviato dal nostro campo, montato a due chilometri
dall’ospedale. Il menu comprendeva pasta, capretto e patate al forno con
cipolle, pane e una fetta di colomba (il Gruppo Bauli e tutta Bergamo ne hanno
offerte in gran quantità agli alpini!). In più, nella hall dell’ospedale c’erano
bevande calde per tutti. E ci sono stati offerti anche dolci freschi donati da
varie pasticcerie della città. Insomma
non è mancato nulla, anzi...”.
L'esterno dell'ospedale fotografato alle 23 della sera di Pasqua. |
Ma non è certo mancato neppure il lavoro, alle penne
nere. “Nel pomeriggio - spiega ancora Ongania - siamo rientrati al campo alle
15 per una bella doccia calda e un po’ di riposo prima della cena serale, considerato
che la notte dovevamo rimontare. Io ero di turno con il grande Guido Barindelli
di Esino Lario, volto noto della Protezione
civile dell’Ana. Quando si rientra al campo ci sono le varie mansioni da svolgere
- dalla pulizia dei sanitari alla disinfestazione, fino agli spostamenti delle merci
da utilizzare nel campo - e c’è chi dà una mano in cucina ai cuochi. Sì, una
Pasqua da ricordare”. Una Pasqua di solidarietà, secondo il più altruistico e genuino spirito
alpino.
Grande Oscar un cuore immenso
RispondiElimina