(C.Bott.) Una spaghettata aglio, olio e
peperoncino, qualche canto in compagnia nel cuore della notte e fino all’alba
di questa mattina. E questa sera il rientro, dopo la prima esperienza all’ospedale
da campo allestito dall’Ana a Bergamo per sfidare il coronavirus.
Gli
alpini dei gruppi Ana di Lecco si apprestano a chiudere un altro capitolo (ma
molti altri se ne apriranno, fin dalle prossime settimane) della loro storia
scritta sulla solidarietà e sull’aiuto a chi è più in difficoltà, come in
queste settimane di emergenza sanitaria.
Lo
spirito che anima da sempre le penne nere ha toccato il cuore anche del
capoluogo orobico, uno tra i più colpiti dall’offensiva sferrata dal Covid-19.
E a prevalere, una volta di più, sono stati lo spirito di gruppo, l’efficienza
e la disponibilità degli alpini, capaci di svolgere gli incarichi in ogni
circostanza loro affidati con professionalità e al tempo stesso con semplicità.
E’
stato così, dalla vigilia di Pasqua fino ad oggi, anche a Bergamo. E sarà
certamente così anche quando le penne nere torneranno in quell’ospedale di
campo. A confermarlo sono le parole di Oscar Ongania, alpino del gruppo di
Mandello. Lui c’era, anzi lui c’è in questa ennesima sfida. “Tutti hanno svolto
il loro compito con convinzione e determinazione”, racconta dalla città
orobica. “Difficoltà? Nessuna - non esita a dire - semplicemente perché chi
decide di vivere simili esperienze elimina la parola difficoltà dal proprio
vocabolario”.
“Le
cose, poi, anche a qui a Bergamo venivano da sole - aggiunge - e fondamentale è
stato anche in questo caso saper sdrammatizzare e fare ciò che potevamo
pensando esclusivamente a chi sta peggio di noi”.
“Il
resto - osserva sempre Oscar, fedele interprete del pensiero di tutti gli altri
alpini - l’ha fatto l’unione che lega da sempre ogni penna nera”.
La
piccola festa nel cuore della notte, si è detto. Poi via all’ultimo turno, che
finirà oggi alle 13. “Consapevoli - conclude Ongania - di essere un grande
gruppo e felici di farne parte. E pronti naturalmente, al pari degli amici
delle sezioni di Brescia e di Varese, a rispondere alla prossima chiamata.
Perché se qui avranno bisogno degli alpini, noi ci saremo!”.
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