02 aprile 2020

Mandello. Addio Cesare Locatelli, scampò al lager e ai lavori forzati sotto i nazisti

Cesare Locatelli nel 2017 a Lecco con il sindaco di Mandello, Riccardo Fasoli.
(C.Bott.) Una foto del 2017 lo ritrae in posa con il sindaco di Mandello, Riccardo Fasoli. Era stata scattata nei giardini di Villa Manzoni a Lecco il 2 giugno, festa della Repubblica. Quel giorno lui aveva ricevuto dalle mani del prefetto, Liliana Baccari, la medaglia d’onore per essere sopravvissuto alla deportazione nei lager. Ora Mandello piange Cesare Locatelli, morto all’età di 93 anni (avrebbe compiuto i 94 il prossimo 4 luglio).
Ultimo di 14 fratelli, Locatelli era originario di Selino, in provincia di Bergamo, e proveniva da una famiglia della Valle Imagna che ha sempre vissuto in estrema povertà e tuttavia con grande dignità.
Da bambino era solito aiutare i contadini nei lavori dei campi in cambio di un po’ di cibo, che quasi sempre scarseggiava.
A 14 anni il primo lavoro di manovalanza in un’impresa. “Ma il cibo era ancora comunque scarsissimo - era solito ricordare Cesare, che a Mandello ha sempre vissuto in frazione Somana - Si lavorava senza sosta per 16 se non per 18 ore al giorno e in condizioni igieniche pressoché proibitive”.
Con quella stessa impresa Locatelli lavorò per un anno a Genova a una serie di fortificazioni, tuttora esistenti, realizzate sul mare fino ad arrivare a Cogoleto e a Varazze, perché in quella zona si pensava dovesse avvenire  lo sbarco degli americani.
Fu poi trasferito per un periodo di sei mesi a Darfo, nel Bresciano, e da lì a Edolo e quindi a Spondigna per continuare a lavorare sempre sotto i nazisti. In Val Venosta avrebbe dovuto rimanervi, Cesare Locatelli, ma una notte fu svegliato e deportato - senza conoscerne il motivo - con altri suoi compagni al campo di concentramento di Landeck.

Lì rimase per nove lunghi mesi, trascorrendo tutto l’inverno in condizioni disumane sia per il freddo da sopportare, sia per la mancanza di cibo, sia per lo sfruttamento a cui lui e tutti gli internati erano sottoposti.
In occasione di un bombardamento Locatelli riuscì a fuggire e a raggiungere il Passo Resia, valico alpino non lontano dal confine austriaco, dove peraltro ad attenderlo trovò i nazisti, che lo trasportarono a Ronchi di Ala, nei pressi di Rovereto, e lo inviarono in montagna a costruire fortificazioni, sempre in condizioni oltremodo disagiate. Lì rimase fino alla fine della guerra.
Una vita e una testimonianza, le sue, di cui fare tesoro. E da non dimenticare.


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