“Sto
bene e, come tutti, sto vivendo in casa questo difficile periodo, seguendo
tutte le indicazioni che ci sono state date. Esco una volta a settimana per
ritirare la spesa o, come la chiamo io, per la mia ora d’aria settimanale. Sono
sicuramente settimane complicate, ma in questo momento non dobbiamo farci
trascinare da inutili polemiche e cercare invece di non muoverci da casa per la
nostra salute. Io, come molti miei colleghi, sono completamente bloccato per il
lavoro e oltre ad aver visto annullare tutti i concerti, che difficilmente
recupererò, non ho alcuna prospettiva futura perché, come detto, tutto è al
momento congelato”.
Roberto
Gianola, bellanese, uno tra i più apprezzati direttori
d’orchestra della nuova generazione, si racconta nei giorni del coronavirus. A fine marzo avrebbe
dovuto dirigere un concerto a Barcellona, questo mese sarebbe dovuto tornare a
Istanbul per dirigere un balletto e nel prossimo maggio dovrebbe andare in Cina,
a Macao, dove il suo concerto non è peraltro ancora stato annullato. A giugno,
poi, dovrebbe essere in Messico e in Portogallo.
Dovrebbe,
appunto, perché mai come in questa occasione il condizionale è d’obbligo…
“Spero
che i concerti non saranno tutti cancellati, anche se le indicazioni e le
prospettive non sono positive e inoltre mi riesce difficile pensare alla possibilità
di riempire un teatro nei prossimi mesi. Naturalmente il mio incarico a
Istanbul rimane (Gianola è direttore stabile del Teatro dell’Opera della
metropoli turca che si estende sulle rive dello Stretto del Bosforo, ndr) e con i responsabili della
struttura ci sentiamo regolarmente in videoconferenza due volte la settimana,
anche perché stiamo programmando la prossima stagione”.
“Per
quanto riguarda i social il mio ultimo post risale al 24 febbraio, giorno di
chiusura del Teatro Verdi di Trieste, dove stavo completando il mio contratto. Devo
dire che non ho lo stato d’animo ideale per mettere nuovi post, anche perché io
utilizzo Facebook e Instagram per pubblicizzare quello che sto facendo e non
per postare foto dei piatti che cucino, per intenderci. Trovo davvero triste,
anche se ognuno è libero di fare ciò che vuole, vedere colleghi che continuano
a postare video dei loro concerti, apparentemente per fare qualcosa di utile ma
che in realtà nascondono un ego e un desiderio di apparire che in questo
periodo non ha a mio modo di vedere alcun senso. Questo è il mio parere, ma in
un momento dove ogni giorno sento parlare di persone che stanno male, di donne
e uomini che muoiono e dove il silenzio è rotto soltanto dalle sirene delle
ambulanze che passano, non mi sembra il caso. Io, almeno, non me la sento”.
Ma i teatri continuano
a postare numerosi servizi…
“E’
differente quanto stanno facendo i teatri italiani, che giustamente postano link
e servizi per tenere il pubblico attivo. La situazione dei nostri teatri era
già particolarmente difficile e con questa pandemia si aggraverà ulteriormente.
Serviranno nuove idee per tenere in piedi tutto il sistema culturale italiano!
E dire che la cultura dovrebbe essere ai primi posti nella scala dei valori,
perché senza cultura difficilmente potremo avere una società colta e
responsabile. Invece in Tv non sento mai parlare dei teatri chiusi…”.
“Devo
dire che sto vivendo belle giornate insieme alla mia famiglia. Essendo sempre
in giro, avere tutto questo tempo per stare a casa è qualcosa di nuovo. Arrivavo
da due mesi dove praticamente non ero mai stato in famiglia essendo stato a
Trieste e a Las Palmas tra gennaio e febbraio. Ci siamo da subito organizzati
per la nostra giornata, che passa davvero senza noia. Al mattino, con i ragazzi
impegnati per le lezioni online, io ne approfitto per studiare nuove opere che
in tempi normali non potrei fare in maniera così approfondita, poi ho anche
ripreso a suonare la tromba (non so se i miei vicini apprezzano…). Dopo pranzo,
invece, ci prepariamo per la sessione di fitness che facciamo tutti insieme
(siamo in 5) per un paio d’ore. Questi sono momenti che difficilmente potremo rivivere
in tempi normali, perciò stiamo facendo tesoro di questo periodo”.
Nessun post
dalla cucina e con ricette varie, diceva, ma come ha organizzato pranzi e cene?
“Per
i pasti abbiamo deciso, dopo le prime settimane un po’ troppo “allegre”, di
cercare una dieta più sana. Quindi molta frutta e verdura, carne bianca o pesce
per evitare di aggiungere troppi chili a quelli che già ho. Insomma, sono in
una sorta di villaggio turistico dove io faccio, non so a dire il vero con
quali risultati, l’animatore”.
E il momento
più difficile di questa forzata quarantena?
“Sicuramente
la morte di don Cesare Terraneo, che ci ha lasciato improvvisamente. Ho passato
tanti momenti importanti della mia vita con lui: dal matrimonio al battesimo e
alla prima Comunione dei miei figli, fino al funerale di mia mamma. Mi lascia un grande
vuoto ma anche un grande insegnamento. Da sempre lui predicava di mettere da
parte la voglia di apparire, di non legarsi a ricchezze terrene e, al
contrario, di dare importanza alle piccole cose, perché in fondo tutti noi siamo
piccoli. Se comprendi a fondo queste sue parole tutto diventa più bello, più
leggero e così ognuno può essere felice di ciò che ha, non necessariamente
dovendolo mostrare agli altri”.
Un suo
messaggio conclusivo, maestro Gianola…
“Vi
lascio con la speranza e l’augurio che tutto passi il più velocemente possibile,
ma con il consiglio di seguire sempre tutte le regole che ci vengono dettate e,
soprattutto, di restare a casa e non uscire. Ce lo siamo sentiti ripetere mille
volte, ma soltanto così potremo ripartire. Ringrazio inoltre di cuore tutti
quelli che stanno lavorando per noi e per la nostra salute. Nel silenzio delle
nostre case, siamo loro davvero molto grati. Occorre essere positivi sempre.
Perciò dico che torneremo più forti di prima, ne sono certo!”.
Bravo Roberto!
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