Nella messa “a
porte chiuse” della prima domenica di Quaresima monsignor Oscar Cantoni dice: “Siamo
tutti invitati a ricorrere a Dio, che
anche in questa occasione di grande inquietudine desidera per noi la pienezza
della vita”
Il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni. |
(C.Bott.) La diocesi di Como annuncia che restano
in vigore le indicazioni diffuse lo scorso 23 febbraio all’indomani dell’emergenza
Coronavirus. Dunque in tutte le parrocchie messe senza la partecipazione dei
fedeli, oratori chiusi e chiese aperte per la preghiera personale.
E
ieri, prima domenica di Quaresima, il vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni
ha ringraziato tutti i sacerdoti e i fedeli della diocesi “per il senso di
responsabilità con cui si sta affrontando questa particolare situazione, che
richiede ancora un po’ di pazienza”.
Lo
stesso prelato, nella messa celebrata “a porte chiuse” in Duomo, aveva esortato
i fedeli a sperimentare la propria casa, più che mai in questo periodo, “quale
piccola chiesa domestica, dove Dio abita con i suoi figli”.
“Vi
porgo anche - affermava sempre il vescovo - l’abbraccio di tutta la nostra
Chiesa, che ha accettato, non senza sofferenza ma con senso di responsabilità,
di non radunare le assemblee eucaristiche domenicali per non contribuire
alla diffusione in massa del virus, che potrebbe infettare tutta la popolazione”.
“Non
voglio fermarmi alla semplice cronaca di ciò che sta avvenendo - sono sempre parole del presule - ma invitarvi ad andare oltre, ossia a interpretare nella
fede la realtà che viviamo, quel clima di paura e di incertezza che si respira
ovunque. Vi invito, innanzitutto, a vivere la crisi con un sano realismo ma
senza incubi, accettandola non come una semplice perdita (e lo è in tanti
settori, a partire dall’economia, ma ancora di più nelle nostre relazioni
interpersonali) ma come una vera, insperata opportunità. Ciò che Dio permette
ha sempre un valore pedagogico e a noi è richiesta l’intelligenza spirituale
per riconoscerlo, l’umiltà per accettarlo e la forza creativa per attuarlo”.
Parlando
sempre dell’emergenza Coronavirus monsignor Cantoni aveva quindi posto un interrogativo:
cosa insegna all’umanità questo drammatico evento? “Innanzitutto - era stata la
sua risposta - che il Signore ci chiama a guardare in alto, cioè a tornare
a lui con fiducia filiale, per riconoscerci per quello che siamo e valiamo. Siamo
invitati a ricorrere a Dio, creatore e padre ricco di misericordia, che anche
in questa occasione di grande inquietudine desidera per noi la pienezza della
vita”.
Poi
altre riflessioni: “Siamo figli di Dio, amati e preziosi, ma oggi avvertiamo
con maggiore chiarezza di essere creature vulnerabili, tanto deboli e fragili,
tentati da facili e allettanti illusioni, veri idoli, come quelli che satana ha
promesso a Gesù nel deserto. L’uomo di oggi non può fare a meno di Dio, perché
soltanto il Signore è la sorgente della vita. Disinvolti e liberi, ci vediamo
talmente onnipotenti da crederci dominatori del mondo, poi basta un virus per
sentirci all’improvviso inconsistenti, privi di risorse e ci abbattiamo
facilmente, fino a giungere a prendere le distanze dagli altri, come se fossero
pericolosi, disposti perfino a rompere le buone relazioni, che sono invece la
nostra vera ricchezza, dal momento che l’uomo non è fatto per vivere separato
dagli altri ma per la comunione”.
Nessun commento:
Posta un commento