Elia Astorino |
Nella loro tappa sul Lario i giovanissimi studenti si erano tra l’altro resi protagonisti di un apprezzato workshop che li aveva portati a realizzare un mosaico sotto la guida di Claudio Gobbi, mosaicista, grafico pubblicitario e docente presso l’Accademia di Belle arti “Santa Giulia” di Brescia.
Ad accompagnare i trenta alunni vi erano
cinque docenti e tra loro appunto Astorino, che nei giorni in cui l’Europa e
l’Italia in particolare sono alle prese con la grave emergenza legata al
diffondersi del coronavirus vuole far sentire la sua vicinanza al nostro Paese
e alla terra lariana con un poetico messaggio in parte velato di nostalgia ma
soprattutto dettato da reminiscenze di racconti familiari e, per sua stessa
ammissione, “da una forte empatia nei confronti della situazione in cui
purtroppo molte persone si trovano attualmente, soffrendo e pagando in taluni
casi con la vita”.
“La situazione qui a Hong Kong
fortunatamente è ancora abbastanza sotto controllo - premette il cantante e
docente - ma è assolutamente raccomandabile non abbassare la guardia e attenersi
alle prescrizioni indicate, certo fuori dall’ordinario, e soprattutto occorre
tener duro”. “Considero personalmente questo momento - aggiunge - come
un’occasione per riflettere, per esercitarsi e per arricchire la propria
conoscenza e ispirazione”.
Quindi il suo significativo messaggio, che
di fatto si fa come detto poesia: “Sono nato lì, dove il sole accarezza il
mare e la brezza scompiglia i capelli e tumultua il cuore. Si mangiava poco o
niente e non bastava mai. La fame di cibo e gioie accomunava i giorni e
scandiva le notti. La mamma, l’unica certezza, era tutto ciò che si possedeva
oltre ai pidocchi e, tra una sculacciata e un abbraccio, non ho mai scordato il
tepore della sua umiltà e non ho mai saputo perdonarmi quella schiena ricurva
nei campi, troppo spesso, per poco o niente. Gli stessi campi che hanno
forgiato le mie spalle minute e solcato i calcagni al ritmo di mille cicale”.
Astorino lo scorso anno al museo setificio "Monti". Al suo fianco il sindaco di Abbadia, Roberto Azzoni. |
“La
terra straniera, ghiacciata e cinica - scrive sempre Astorino - mi insegnò
quanto amaro possa essere imparare e quanto straniero possa essere un fratello,
un amico, un compagno. Poi il ritorno o, meglio, l’inizio: l’amore, il primo
ballo tra i fiori d’arancio, il primo fiore a primavera e i primi successi, i sacrifici,
le salite e i treni. Poi i fiori dei fiori, l’argentare dei capelli e
l’imbrunire dei giorni. Tanti i ricordi, alcuni gialli come i girasoli, altri
bui come la pece, molto pochi i rimpianti. E ora qui, nella solitudine meschina
e soffocata di questa stanza vuota e in questo grave tramonto, pianto da chi mi
ama e negletto da chi ho servito. Vorrei più che mai essere lì, dove il sole
accarezza il mare e la brezza scompiglia i capelli e tumultua il cuore”.
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