“Carissimi
parrocchiani, all’inizio della Quaresima sentiamo l’esigenza di condividere e
di rileggere con voi le parole del nostro vescovo, con la speranza che ciò che
stiamo vivendo possa essere quel deserto capace di risvegliare in noi la nostra
umanità e la nostra sete di Dio. Viviamo un momento difficile, di grande provvisorietà,
ma dobbiamo aiutarci a mantenerci uniti e sereni, nonostante la paura e l’incertezza,
senza provocare situazioni di panico”.
Inizia
così la comunicazione diffusa in occasione dell’inizio della quaresima da don Giuliano,
don Andrea, padre Paolo, don Ambrogio e don Mario.
“Se
la vita delle nostre comunità parrocchiali è ridotta - scrivono i sacerdoti della
Comunità pastorale di Mandello - non di meno si deve rallentare la nostra comunione,
che si manifesta con una vigile attenzione verso le singole persone,
soprattutto i più anziani, che non possono essere lasciati soli, e gli
ammalati. Siamo vicini come comunità cristiana a quanti operano nel campo della
sanità, esponendo le loro persone al rischio di contagio, a tutti coloro che
sono impegnati nella tutela pubblica e a quanti promuovono la ricerca
scientifica in vista di individuare cure e vaccini adatti”.
“In
questo periodo - aggiungono - la famiglia può ritrovare la sua vocazione originaria
di “Chiesa domestica”, così che è facilitata nel pregare insieme anche attraverso
i mezzi di comunicazione”. E’ dunque il momento “per ritrovare l’unità
familiare, tante volte diminuita dalle frequenti occasioni di dispersione a
causa dei tanti, troppi impegni dei singoli componenti”.
Poi
altri riferimenti all’emergenza coronavirus che ha indotto anche la diocesi di
Como ad adottare provvedimenti significativi, a partire dalla sospensione delle
messe. “E’ questo un tempo opportuno per ulteriori considerazioni - osservano al
riguardo don Giuliano, don Andrea, padre Paolo, don Ambrogio e don Mario - perché
gli eventi di questi giorni ci interpellano come credenti. Giungono a noi, del
tutto impreparati ad affrontarli, e devono essere interpretati alla luce della
fede in Dio, che anche nel presente non cessa di essere padre buono e
misericordioso. Si rifletta sulla nostra comune vulnerabilità, condizione umana
troppo spesso dimenticata, quasi che l’uomo di oggi sia diventato onnipotente.
Non cessiamo, nonostante il progresso tecnico e della scienza, di essere
creature deboli e fragili. Questa situazione di precarietà e disorientamento,
in cui tutti siamo dolorosamente coinvolti, ce lo insegna con chiarezza”.
“In
questi frangenti - si legge sempre nella nota dei sacerdoti della comunità
pastorale - emerge il grado della nostra umanità. C’è chi vive “alla caccia
dell’untore”, cercando di evitare accuratamente gli altri, quali possibili
portatori del virus. C’è invece chi, pur consapevole dei possibili rischi,
tiene conto della presenza degli altri e si pone in atteggiamenti benevoli di
solidarietà e condivisione. Possiamo utilizzare questa situazione dolorosa, che
tuttavia Dio permette, per ravvivare la vera carità e riscoprire il vero valore
della vita”.
Quindi
un riferimento alla giornata odierna, mercoledì delle Ceneri: “Mercoledì 26
febbraio noi sacerdoti ci troveremo insieme per celebrare l’Eucaristia che
segna il primo passo in questa nostra Quaresima. Lo faremo fisicamente senza
popolo, ma spiritualmente uniti a ciascuno di voi. Raccomandiamo a ciascuna famiglia
di trovare uno spazio di preghiera in cui magari leggere insieme il Vangelo. Un
inizio di Quaresima forse un po’ nascosto, senza cenere in testa, ma non per
questo meno vero. Le nostre chiese rimarranno comunque aperte, come ogni
giorno, per la preghiera personale. In attesa di ritrovarci di nuovo insieme,
nelle nostre assemblee eucaristiche, moltiplichiamo la preghiera, valorizzando
la comunione spirituale e la recita del santo rosario”.
E,
per finire, un post scriptum: “Le intenzioni delle messe che ci avete affidato
saranno celebrate nel giorno concordato. Ovviamente le celebrazioni rimarranno “a
porte chiuse” fino a quando non ci sarà dato il permesso di riunirci insieme”.
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